Liviu Dragnea, fine carriera
Liviu Dragnea, numero tre nello stato romeno, come presidente della Camera dei Deputati, però numero uno dal punto di vista politico, come leader del maggiore partito romeno, il PSD, è stato condannato in via definitiva a tre anni e mezzo di reclusione ed è stato incarcerato. I giudici hanno mantenuto la sentenza pronunciata, quasi un anno fa, nel fascicolo sulle assunzioni fittizie alla Direzione di Assistenza Sociale e Tutela dell’Infanzia Teleorman (sud). Dragnea è colpevole di istigazione all’abuso d’ufficio. In veste di presidente del Consiglio Provinciale Teleorman, egli ha determinato i capi della Direzione ad assumere sulla carta e mantenere in carica due signore, membri del PSD, che sebbene non si siano mai presentate al lavoro, hanno incassato stipendi per anni.
È la seconda condanna per l’ex leader socialdemocratico. Gli era stata già inflitta una pena di due anni di carcere con sospensione per broglio elettorale al referendum del 2012 relativo alla sospensione dell’ex presidente Traian Basescu. Questa condanna non gli ha permesso di diventare primo ministro dopo il trionfo elettorale alle politiche del 2016, quando il PSD ha vinto il 45% dei voti. Non ha presieduto ufficialmente il governo PSD-ALDE allora formato, ma lo ha controllato con autorità. Ha cambiato due premier che davano segni di disubbidienza, il primo tramite una mozione di sfiducia inoltrata contro il proprio esecutivo, un caso senza precedenti nella politica romena. Ha fatto lo stesso anche con il legislativo.
E il suo obiettivo sarebbe stato quello di sfuggire al carcere. Lo dicono il presidente Klaus Iohannis, l’opposizione di destra, giornalisti, osservatori, analisti indipendenti e, non in ultimo, le persone che hanno protestato, ininterrottamente, negli ultimi due anni e mezzo, contro le modifiche a cascata apportate alle leggi sulla giustizia e ai codici penale e di procedura penale, tramite ordinanze d’urgenza o iniziative legislative.
La maggior parte di queste modifiche intaccano l’indipendenza della giustizia e mettono in pericolo la lotta alla corruzione, hanno ammonito le istituzioni europee. Quando hanno problemi con la giustizia, le persone normali ricorrono agli avvocati. Liviu Dragnea ha avuto un esercito di avvocati, ma per disperazione — dicono i suoi critici — ha cercato anche un’altra cosa: sottomettere quelle istituzioni che lo avrebbero potuto aiutare a sfuggire ai problemi con la giustizia. Avrebbe provato a fare, a livello nazionale, quello che faceva tranquillamente nel distretto di Teleorman, ai tempi in cui era presidente del Consiglio Provinciale.
In distretti poveri del genere, la mancanza di investitori trasforma lo stato, tramite le sue istituzioni e agenzie locali, nel principale datore di lavoro. Mentre leader politici influenti, come la DNA ha dimostrato che era anche Dragnea, arrivano a decidere tutto, persino false assunzioni. È l’essenza del processo che ha portato alla condanna di Dragnea.
Sarcastico, un giornalista quasi rimpiangeva il fatto che è stato condannato, perché — diceva lui — sarebbe stato curioso di vedere l’esecuzione politica di Liviu Dragnea nel proprio partito, dopo il fallimento elettorale alle europee. Un fallimento facilmente imputabile all’ex leader che ha attirato la furia degli elettori contro il PSD. Liviu Dragnea è l’esponente con la più alta carica condannato per corruzione nella Romania postcomunista. Aveva aperto la strada un altro socialdemocratico, l’ex premier Adrian Năstase.
Ştefan Stoica, 28.05.2019, 13:57