Europee, nuovi problemi con il voto dei romeni all’estero
Di fronte alla sede del Ministero degli Esteri di Bucarest, la gente ha chiesto, lunedì sera, le dimissioni del capo della diplomazia, Teodor Meleşcanu, dopo che un numero altissimo di romeni allestero non hanno potuto votare, domenica, alle europee e al referendum su temi connessi alla giustizia. Parallelamente, una petizione online avente come oggetto le dimissioni del ministro degli Esteri ha già raccolto, nel primo giorno, decine di migliaia di firme. Migliaia di persone non hanno potuto esercitare il proprio diritto costituzionale al voto a causa della cattiva organizzazione, nonostante il quasi raddoppiamento del numero di seggi elettorali aperti per i romeni allestero. La procedura è, però, difficile, e un semplice calcolo rileva che sarebbero stati necessari più cabine, più timbri, un numero maggiore di personale coinvolto, affinché tutti coloro che volevano esprimere la loro opzione potessero farlo.
I critici degli organizzatori degli scrutini ricordano che è successa la stessa cosa anche alle presidenziali del 2014, dopo le quali il ministro degli Esteri, lo stesso Teodor Meleşcanu, ha rassegnato le dimissioni. Adesso si è limitato a chiedere scusa ai romeni della diaspora costretti a fare la fila per ore per poter votare. Oppure invano, perché gran parte di loro hanno rinunciato oppure non hanno potuto visto che le urne sono state chiuse allora stabilita, nonostante le richieste di prolungamento dellorario formulate dai romeni, dai partiti allopposizione o dal presidente del Paese.
Il giorno dopo gli scrutini, Klaus Iohannis ha riportato in discussione la situazione allestero: E inaccettabile la presa in giro dei romeni della diaspora da parte delle autorità. I romeni sono stati sottoposti a una nuova umiliazione da parte di governanti incapaci di capire che il loro ruolo è di essere al servizio dei cittadini, non contro di loro. Dopo i già gravissimi incidenti del 2014, che si sono ripetuti purtroppo ieri, chiedo alle autorità responsabili di prendere misure urgenti affinché i romeni della diaspora possano votare in condizioni normali, senza stare a code interminabili per ore solo per poter esercitare un loro diritto costituzionale, il diritto di voto.
Teodor Meleşcanu ha ammesso che il voto non si è svolto in condizioni soddisfacenti in diversi Paesi, ha annunciato di aver disposto unindagine ed ha sollecitato ladozione di una legge per lintroduzione di un sistema di voto adeguato ai bisogni della diaspora. A Bruxelles, la Commissione Europea ha affermato che gli stati devono assicurarsi che tutti i cittadini possano esercitare il proprio diritto di voto ed ha precisato che stenderà un rapporto che valuterà attentamente lo svolgimento delle elezioni in tutti i Paesi membri.
Corina Cristea, 28.05.2019, 13:02
Di fronte alla sede del Ministero degli Esteri di Bucarest, la gente ha chiesto, lunedì sera, le dimissioni del capo della diplomazia, Teodor Meleşcanu, dopo che un numero altissimo di romeni allestero non hanno potuto votare, domenica, alle europee e al referendum su temi connessi alla giustizia. Parallelamente, una petizione online avente come oggetto le dimissioni del ministro degli Esteri ha già raccolto, nel primo giorno, decine di migliaia di firme. Migliaia di persone non hanno potuto esercitare il proprio diritto costituzionale al voto a causa della cattiva organizzazione, nonostante il quasi raddoppiamento del numero di seggi elettorali aperti per i romeni allestero. La procedura è, però, difficile, e un semplice calcolo rileva che sarebbero stati necessari più cabine, più timbri, un numero maggiore di personale coinvolto, affinché tutti coloro che volevano esprimere la loro opzione potessero farlo.
I critici degli organizzatori degli scrutini ricordano che è successa la stessa cosa anche alle presidenziali del 2014, dopo le quali il ministro degli Esteri, lo stesso Teodor Meleşcanu, ha rassegnato le dimissioni. Adesso si è limitato a chiedere scusa ai romeni della diaspora costretti a fare la fila per ore per poter votare. Oppure invano, perché gran parte di loro hanno rinunciato oppure non hanno potuto visto che le urne sono state chiuse allora stabilita, nonostante le richieste di prolungamento dellorario formulate dai romeni, dai partiti allopposizione o dal presidente del Paese.
Il giorno dopo gli scrutini, Klaus Iohannis ha riportato in discussione la situazione allestero: E inaccettabile la presa in giro dei romeni della diaspora da parte delle autorità. I romeni sono stati sottoposti a una nuova umiliazione da parte di governanti incapaci di capire che il loro ruolo è di essere al servizio dei cittadini, non contro di loro. Dopo i già gravissimi incidenti del 2014, che si sono ripetuti purtroppo ieri, chiedo alle autorità responsabili di prendere misure urgenti affinché i romeni della diaspora possano votare in condizioni normali, senza stare a code interminabili per ore solo per poter esercitare un loro diritto costituzionale, il diritto di voto.
Teodor Meleşcanu ha ammesso che il voto non si è svolto in condizioni soddisfacenti in diversi Paesi, ha annunciato di aver disposto unindagine ed ha sollecitato ladozione di una legge per lintroduzione di un sistema di voto adeguato ai bisogni della diaspora. A Bruxelles, la Commissione Europea ha affermato che gli stati devono assicurarsi che tutti i cittadini possano esercitare il proprio diritto di voto ed ha precisato che stenderà un rapporto che valuterà attentamente lo svolgimento delle elezioni in tutti i Paesi membri.