Riconfigurazioni nel Parlamento Europeo
Le elezioni per il Parlamento Europeo tracciano una nuova configurazione, con perdite per i blocchi di centro-destra e di centro-sinistra, predominanti finora nel legislativo, che perdono terreno di fronte ai partiti più piccoli. Le principali famiglie politiche, i popolari e i socialisti, restano, tuttavia, le maggiori formazioni dell’istituzione europea — il gruppo del Partito Popolare Europeo continuerà ad essere il più numeroso, seguito da quello dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, ciascuno perdendo però circa 40 seggi.
Corina Cristea, 27.05.2019, 12:37
L’ALDE registra, invece, una crescita significativa rispetto ai risultati di cinque anni fa, ottenendo circa 30 seggi. Il gruppo dei verdi ottiene circa 70 seggi, seguito da vicino dai conservatori e dai riformisti. I risultati rilevano che i nazionalisti di estrema destra entrano nel Parlamento Europeo direttamente al quinto posto. Ad uno sguardo d’insieme, però, sebbene le elezioni abbiano portato una crescita percentuale per i partiti euroscettici, quelli pro-europei continuano ad avere la maggioranza nel Parlamento Europeo.
La stampa rileva che il nuovo parlamento sarà più frantumato, il che potrebbe rendere più difficile il compito di tracciare la legislazione dell’Unione Europea. L’affluenza alle urne nell’UE è stimata al 50,5%, la maggiore negli ultimi due decenni. Ora, una volta concluse le elezioni, iniziano ampi negoziati politici, nel contesto in cui dai loro esiti dipende la nomina del futuro presidente della Commissione Europea, che sarà incaricato a costituire un nuovo Collegio dei Commissari. Un primo colloquio avrà luogo martedì, nell’ambito di una riunione informale dei leader europei, convocata dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk.