Smantellata una rete internazionale di trafficanti di pesce
Centinaia di tonnellate di pesce contaminato da metalli pesanti sono state portate in Romania. I dettagli sono scandalosi! Un gruppo delinquenziale formato da numerose persone di varie nazionalità europee ha messo a punto un meccanismo complesso di distribuzione della merce. Pescavano il pesce — soprattutto carpa e siluri — in acque estremamente inquinate di Italia, Spagna, Francia, Ungheria e Portogallo, dove la pesca è proibita a causa della tossicità. Poi lo depositavano in condizioni insalubre e lo trasportavano con furgoncini di piccola tonnellata, anziché con furgoni frigo, perché sono meno controllati alle dogane. Ulteriormente, falsificavano i documenti di provenienza e distribuivano la merce nei negozi. Ingenti quantità sarebbero arrivate anche nelle reti di alcuni grandi retailer.
Il procuratore Teodor Niţă, coordinatore dell’indagine, ha precisato: “L’inquinamento industriale non si fa con l’acqua da annaffiare le piante, ma con sostanze pesanti; e vi potere rendere conto cosa c’è là. Prendono il pesce e lo depositano in condizioni più che improprie. Lo trasportano in un modo del tutto brutale in Romania per venderlo, poi, ai negozi di specialità, alcuni grandi retailer inclusi. I documenti, di solito, vengono contraffatti e compilati secondo gli interessi che ci sono. Se uno vuole pesce dalla Francia, dalla Francia si dà; oppure dalla Germania, dall’Ungheria ...”
La ministra della Salute, Sorina Pintea, afferma che, in questo momento, non esiste alcun pericolo di intossicazione da metalli pesanti: “L’intossicazione da metalli pesanti si produce dopo un lungo periodo di consumo. Se il livello dei metalli pesanti fosse molto alto, probabilmente nemmeno i pesci sarebbero vissuti, ma è necessario avere tutte le informazioni. Nessuno si è presentato finora al pronto soccorso con sintomi simili a quelli dell’intossicazione da metalli pesanti, quindi non c’è pericolo.”
In Spagna, le autorità hanno già smantellato l’ala di questo gruppo delinquenziale che agiva sul fiume Ebro. In Romania, gli inquirenti aspettano gli esiti delle 112 perquisizioni fatte a livello nazionale e delle altre 100 effettuate negli altri Paesi europei in cui agiva il gruppo, per poter stabilire le misure da prendere nell’immediato futuro. Per il momento, più di 30 tonnellate di pesce improprio al consumo umano sono state già confiscate e distrutte. L’indagine senza precedenti conferma i sospetti degli ultimi anni: che la Romania è un mercato di vendita di merci di seconda mano. Stavolta, però, le prove dei procuratori rilevano non solo che i prodotti alimentari sono di scarsa qualità, ma pure che alcuni, venduti sotto gli occhi permissivi delle autorità abilitate, possono ammalare chi li consuma.
Una delle misure che potrebbe far sì che situazioni del genere non si ripetano mai più sarebbe l’approvvigionamento dei negozi con pesce di provenienza sicura, romena. Prima del 1989, ad esempio, nel Delta del Danubio, c’erano più di 50.000 ettari di bacini naturali in cui i pesci crescevano fino alla maturità, dopo di che venivano restituiti ai loro ambienti naturali. Se queste ex strutture piscicole fossero re-tecnologizzate, il Delta potrebbe diventare il primo produttore di pesce ecologico dell’Europa.
Roxana Vasile, 17.05.2019, 13:21
Centinaia di tonnellate di pesce contaminato da metalli pesanti sono state portate in Romania. I dettagli sono scandalosi! Un gruppo delinquenziale formato da numerose persone di varie nazionalità europee ha messo a punto un meccanismo complesso di distribuzione della merce. Pescavano il pesce — soprattutto carpa e siluri — in acque estremamente inquinate di Italia, Spagna, Francia, Ungheria e Portogallo, dove la pesca è proibita a causa della tossicità. Poi lo depositavano in condizioni insalubre e lo trasportavano con furgoncini di piccola tonnellata, anziché con furgoni frigo, perché sono meno controllati alle dogane. Ulteriormente, falsificavano i documenti di provenienza e distribuivano la merce nei negozi. Ingenti quantità sarebbero arrivate anche nelle reti di alcuni grandi retailer.
Il procuratore Teodor Niţă, coordinatore dell’indagine, ha precisato: “L’inquinamento industriale non si fa con l’acqua da annaffiare le piante, ma con sostanze pesanti; e vi potere rendere conto cosa c’è là. Prendono il pesce e lo depositano in condizioni più che improprie. Lo trasportano in un modo del tutto brutale in Romania per venderlo, poi, ai negozi di specialità, alcuni grandi retailer inclusi. I documenti, di solito, vengono contraffatti e compilati secondo gli interessi che ci sono. Se uno vuole pesce dalla Francia, dalla Francia si dà; oppure dalla Germania, dall’Ungheria ...”
La ministra della Salute, Sorina Pintea, afferma che, in questo momento, non esiste alcun pericolo di intossicazione da metalli pesanti: “L’intossicazione da metalli pesanti si produce dopo un lungo periodo di consumo. Se il livello dei metalli pesanti fosse molto alto, probabilmente nemmeno i pesci sarebbero vissuti, ma è necessario avere tutte le informazioni. Nessuno si è presentato finora al pronto soccorso con sintomi simili a quelli dell’intossicazione da metalli pesanti, quindi non c’è pericolo.”
In Spagna, le autorità hanno già smantellato l’ala di questo gruppo delinquenziale che agiva sul fiume Ebro. In Romania, gli inquirenti aspettano gli esiti delle 112 perquisizioni fatte a livello nazionale e delle altre 100 effettuate negli altri Paesi europei in cui agiva il gruppo, per poter stabilire le misure da prendere nell’immediato futuro. Per il momento, più di 30 tonnellate di pesce improprio al consumo umano sono state già confiscate e distrutte. L’indagine senza precedenti conferma i sospetti degli ultimi anni: che la Romania è un mercato di vendita di merci di seconda mano. Stavolta, però, le prove dei procuratori rilevano non solo che i prodotti alimentari sono di scarsa qualità, ma pure che alcuni, venduti sotto gli occhi permissivi delle autorità abilitate, possono ammalare chi li consuma.
Una delle misure che potrebbe far sì che situazioni del genere non si ripetano mai più sarebbe l’approvvigionamento dei negozi con pesce di provenienza sicura, romena. Prima del 1989, ad esempio, nel Delta del Danubio, c’erano più di 50.000 ettari di bacini naturali in cui i pesci crescevano fino alla maturità, dopo di che venivano restituiti ai loro ambienti naturali. Se queste ex strutture piscicole fossero re-tecnologizzate, il Delta potrebbe diventare il primo produttore di pesce ecologico dell’Europa.