Vescovi romeni, beatificati dal Vaticano
Papa Francesco ha promulgato, martedì, il decreto di beatificazione dei sette vescovi greco-cattolici che si sono sacrificati per la fede. Il sito ufficiale della Santa Sede precisa che si tratta di Valeriu Traian Frenţiu, Vasile Aftenie, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Ioan Bălan, Alexandru Rusu e Iuliu Hossu. Tutti sono morti nelle carceri comuniste o in libertà, sotto la rigorosa sorveglianza della polizia politica, la Securitate, nel periodo compreso tra il 1950 e il 1970, perché hanno rifiutato di rinunciare alla propria religione in cambio alla libertà. La Romania non ha mai affrontato guerre religiose, né le pratiche dell’Inquisizione o il rogo. Nella Costituzione reale del 1923, le chiese Ortodossa e Greco-Cattolica, che hanno svolto entrambe un importante ruolo nella realizzazione della Grande Unità del 1918, erano definite in ugual misura chiese nazionali. La chiesa martire Greco-Cattolica è stata dichiarata illegale dal regime comunista postbellico sul modello e dietro l’ordine degli occupanti sovietici che non potevano tollerare l’autorità spirituale del Vaticano sui credenti rimasti dietro la Cortina di Ferro. Come anche nell’ovest dell’Ucraina, il greco-cattolicesimo è stato proibito in Romania e i suoi patrimoni immobiliari sono stati nazionalizzati, oppure trasferiti alla Chiesa Ortodossa.
Bogdan Matei, 20.03.2019, 14:13
“La mia lotta è finita, la vostra continua ancora” — avrebbe detto prima di morire il vescovo Iuliu Hossu. Il suo culto è diventato di nuovo legale dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989 ed ha potuto ricevere indietro una parte delle proprietà. All’ultimo censimento, l’86,5% dei cittadini romeni si sono dichiarati ortodossi, solo il 4,6% romano-cattolici e meno dell’1% greco-cattolici. Stando al vescovo greco-cattolico di Cluj, Florentin Crihălmeanu, è possibile che la cerimonia di beatificazione dei sette vescovi sia celebrata da Papa Francesco, a Blaj, sul noto Campo della Libertà, un luogo con un’enorme carica simbolica per l’identità dei romeni della Transilvania. Questo potrebbe essere il momento culminante della visita che Sua Santità farà in Romania dal 31 maggio al 2 giugno. Sotto lo slogan “Camminiamo insieme!”, il Sommo Pontefice visiterà la Capitale, Iaşi (la maggiore città nell’est della Romania, dove vive un’importante comunità romano-cattolica), Blaj (nel centro, capoluogo spirituale dei greco-cattolici romeni), ma anche il santuario francescano di Şumuleu Ciuc (nel centro, zona con una popolazione a maggioranza ungherese).
Il portavoce della Patriarchia, Vasile Bănescu, contento che la visita è stata confermata, ha evocato i buoni rapporti tra la Chiesa Ortodossa Romena e quella Romano-Cattolica. D’altronde, nel 1999, la Romania diventava il primo Paese a maggioranza ortodossa mai visitato nella storia da un Sommo Pontefice. Invitato dal presidente democristiano Emil Constantinescu e dall’allora Patriarca ortodosso, Teoctist, il Papa Giovanni Paolo II è stato accolto con entusiasmo e amore da centinaia di migliaia di romeni. Tutti, a prescindere dall’appartenenza confessionale, vedevano in lui il Papa più amato della storia” e l’uomo che ha svolto un ruolo importantissimo nel crollo delle dittature comuniste.