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112, da 15 anni in Europa

Ricorrono 15 anni da quando i cittadini dell’Unione Europea chiamano un unico numero — 112 — quando hanno oppure considerano di avere un’emergenza. In Romania, solo l’anno scorso, gli operatori hanno risposto a più di 12 milioni di chiamate, quasi un milione di meno rispetto al 2017 — lo rileva uno studio realizzato dal Servizio di Telecomunicazioni Speciali. Quasi la metà delle chiamate si sono dimostrate delle emergenze e sono state trasferite al Pronto Soccorso, alla Polizia e all’Ispettorato per le Situazioni d’Urgenza (ISU) – SMURD. Il direttore del Centro Municipale Integrato per le Situazioni di Emergenza, il colonnello Florian Feticu, ha dichiarato che il numero delle chiamate che non rappresentano emergenze è calato e ciò rileva che la popolazione della Romania ha capito qual è lo scopo di questo servizio.

112, da 15 anni in Europa
112, da 15 anni in Europa

, 12.02.2019, 14:28

Ricorrono 15 anni da quando i cittadini dell’Unione Europea chiamano un unico numero — 112 — quando hanno oppure considerano di avere un’emergenza. In Romania, solo l’anno scorso, gli operatori hanno risposto a più di 12 milioni di chiamate, quasi un milione di meno rispetto al 2017 — lo rileva uno studio realizzato dal Servizio di Telecomunicazioni Speciali. Quasi la metà delle chiamate si sono dimostrate delle emergenze e sono state trasferite al Pronto Soccorso, alla Polizia e all’Ispettorato per le Situazioni d’Urgenza (ISU) – SMURD. Il direttore del Centro Municipale Integrato per le Situazioni di Emergenza, il colonnello Florian Feticu, ha dichiarato che il numero delle chiamate che non rappresentano emergenze è calato e ciò rileva che la popolazione della Romania ha capito qual è lo scopo di questo servizio.



Tuttavia, sul numero totale delle chiamate ricevute al numero unico di emergenza, nel 2018, circa 55% erano per situazioni non-urgenti. C’è chi ha chiamato 112 per lamentarsi di non poter restituire prodotti ai negozi, che la luce era accesa sulle strade oppure che desiderava caricare la scheda telefonica, conoscere l’orario dei treni oppure che ora era. Persone di questo tipo ci sono state in tutto il Paese. Con solo il 45% di chiamate non-urgenti, la capitale si presenta meglio rispetto al resto del Paese, però il record delle chiamate appartiene ad un bucarestino, che in 10 mesi ha chiamato più di 21.000 volte. La media giornaliera delle chiamate non-urgenti è di 18.000.



Sul numero totale delle chiamate non-urgenti, la maggior parte, cioè quasi due terzi, sono di tipo “pocket dialing”. Si tratta di chiamate involontarie, fatte da chi digita per sbaglio il numero di emergenza, si dimentica di bloccare la tastiera del telefono, per cui chiama senza volere il numero unico 112. Rispondere alle chiamate al numero unico di emergenza può diventare più difficile a causa delle chiamate non intenzionate. La procedura prevede che, in casi del genere, gli operatori sono obbligati ad ascoltare per 15-20 secondi, anche se non si sente niente dall’altra parte, poi a richiamare due volte il numero dal quale è arrivata la telefonata. Per una chiamata involontaria del genere e che non rappresenta una reale emergenza si perde tempo e si perdono risorse, vitali in altri casi, in cui si può veramente trattare della differenza tra vita e morte, attirano l’attenzione le autorità.



Tra le chiamate giustificate, che richiedono un intervento d’urgenza, la maggior parte dei casi sono stati trasferiti all’Ambulanza — il 58%, alla Polizia — il 22% e all’ISU-SMURD — il 16%. La maggiore sfida per i tre servizi principali chiamati a intervenire in caso di emergenza è stato il devastante incendio scoppiato nell’autunno del 2015, nel club Colectiv di Bucarest, durante un concerto rock. Allora le autorità hanno avviato il piano rosso di intervento. Il bilancio tragico — 64 morti, nella maggior parte giovani — riflette non solo la corruzione nell’amministrazione, che ha permesso il funzionamento del club in condizioni inadeguate, ma anche le gravi carenze del sistema sanitario.

foto: pixabay.com
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