Decisione della Corte Costituzionale sui collegi giudicanti
La Corte Costituzionale della Romania ha deciso che esiste un conflitto giuridico di natura costituzionale tra il Parlamento e l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia sul tema della formazione dei collegi giudicanti a 5 giudici, accettando un deferimento in tal senso della premier Viorica Dăncilă. La decisione obbliga l’Alta Corte di creare i collegi giudicanti tirando a sorte tutti e 5 i giudici componenti, non solo 4 di loro, come si è fatto finora, contrariamente — secondo la CCR — ad una legge valida dal 2014. Questi collegi di cinque magistrati in campo penale dell’Alta Corte hanno in corso fascicoli in cui sono incolpati politici di alto livello, come i leader della coalizione PSD — ALDE al potere, Liviu Dragnea e Călin Popescu Tăriceanu. Sempre i collegi giudicanti dell’Alta Corte hanno pronunciato sentenze definitive di condanna a reclusione nel caso di personaggi celebri, come l’ex ministra Elena Udrea, oppure l’ex capo della DIICOT — la procura antimafia — Alina Bica.
Ştefan Stoica, 08.11.2018, 14:21
La Corte Costituzionale della Romania ha deciso che esiste un conflitto giuridico di natura costituzionale tra il Parlamento e l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia sul tema della formazione dei collegi giudicanti a 5 giudici, accettando un deferimento in tal senso della premier Viorica Dăncilă. La decisione obbliga l’Alta Corte di creare i collegi giudicanti tirando a sorte tutti e 5 i giudici componenti, non solo 4 di loro, come si è fatto finora, contrariamente — secondo la CCR — ad una legge valida dal 2014. Questi collegi di cinque magistrati in campo penale dell’Alta Corte hanno in corso fascicoli in cui sono incolpati politici di alto livello, come i leader della coalizione PSD — ALDE al potere, Liviu Dragnea e Călin Popescu Tăriceanu. Sempre i collegi giudicanti dell’Alta Corte hanno pronunciato sentenze definitive di condanna a reclusione nel caso di personaggi celebri, come l’ex ministra Elena Udrea, oppure l’ex capo della DIICOT — la procura antimafia — Alina Bica.
La decisione della CCR ha destato soddisfazione tra i membri del PSD. Il presidente della Commissione parlamentare speciale per la modifica delle leggi sulla giustizia, Florin Iordache, afferma, tra l’altro, che, nel caso dei fascicoli portati a compimento, gli interessati scontenti potranno denunciare l’illegalità del collegio che ha pronunciato la sentenza nel loro caso. Florin Iordache: Secondo il comunicato della Corte, la decisione viene applicata subito; ciò significa che nei fascicoli attualmente in corso, è indubbiamente necessario che tutti e cinque i magistrati siano tirati a sorte, mentre per quanto riguarda i fascicoli in cui è stata già pronunciata la sentenza, senza dubbio la decisione della Corte dà la possibilità a chi è scontento di denunciare il fatto che il rispettivo collegio non è stato legalmente costituito”.
Dall’opposizione, il deputato USR Stelian Ion è del parere che la CCR abbia preso una nuova decisione sospetta di partigianato politico che mina la credibilità di questa istituzione. Stelian Ion: La decisione di oggi di una istituzione politico-giuridica è piuttosto una decisione politica. Notiamo che le difese e gli argomenti di alcuni esperti di giurisprudenza come sono i giudici della più alta Corte di giustizia di questo Paese, non vengono presi in considerazione dalla Corte Costituzionale e notiamo che questa decisione della CCR si aggiunge, purtroppo, ad una sempre più lunga lista di decisioni criticabili e che, al di là degli aspetti giuridici, intacca sempre di più la credibilità della Corte Costituzionale”.
È una nuova decisione controversa della CCR dopo quella che ha costretto il presidente Klaus Iohannis a rimuovere dalla carica il capo della DNA, Laura Codruţa Kovesi, amputandogli praticamente alcuni degli attributi. Le conseguenze della decisione di mercoledì potrebbero essere ancora più gravi, sono del parere gli osservatori. D’altra parte, le discussioni sulla composizione dei collegi giudicanti intacca il prestigio e la credibilità dei giudici dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia. D’altra parte, un’eventuale ondata di contestazioni e di richieste di revisione delle sentenze definitive rischia di sminuire i successi ottenuti finora nel contrasto della corruzione al vertice.