Giustizia dopo le proteste dell’estate scorsa
I procuratori civili hanno annunciato, giovedì, nuove identificazioni e arresti tra gli hooligans che hanno picchiato gendarmi alle proteste antigoverno del 10 agosto scorso, a Bucarest. Convocata da organizzazioni della diaspora e segnata da scontri fra alcuni partecipanti e le forze dell’ordine, la protesta è stata alla fine repressa tramite l’intervento brutale della Gendarmeria. Centinaia di persone, da ambo le parti, sono rimaste allora ferite e più di centomila manifestanti, nella maggior parte pacifici, tra cui donne e bambini, hanno inalato gas lacrimogeni. Secondo un comunicato della Procura presso la Corte del primo rione della Capitale, che sta effettuando indagini in una causa penale sugli atti di violenza contro i rappresentanti della Gendarmeria, due uomini sono stati fermati per aver commesso, due mesi fa, reati di oltraggio e disturbo dell’ordine pubblico. Uno di loro è accusato di aver preso a calci un gendarme, l’altro di aver utilizzato un pezzo di metallo per aggredire un altro membro delle forze dell’ordine. Poco dopo le proteste, gli inquirenti erano già riusciti ad individuare la persona che, in mezzo ad un gruppo che aggrediva una donna gendarme rimasta isolata, le aveva rubato la pistola.
Bogdan Matei, 12.10.2018, 12:21
I procuratori civili hanno annunciato, giovedì, nuove identificazioni e arresti tra gli hooligans che hanno picchiato gendarmi alle proteste antigoverno del 10 agosto scorso, a Bucarest. Convocata da organizzazioni della diaspora e segnata da scontri fra alcuni partecipanti e le forze dell’ordine, la protesta è stata alla fine repressa tramite l’intervento brutale della Gendarmeria. Centinaia di persone, da ambo le parti, sono rimaste allora ferite e più di centomila manifestanti, nella maggior parte pacifici, tra cui donne e bambini, hanno inalato gas lacrimogeni. Secondo un comunicato della Procura presso la Corte del primo rione della Capitale, che sta effettuando indagini in una causa penale sugli atti di violenza contro i rappresentanti della Gendarmeria, due uomini sono stati fermati per aver commesso, due mesi fa, reati di oltraggio e disturbo dell’ordine pubblico. Uno di loro è accusato di aver preso a calci un gendarme, l’altro di aver utilizzato un pezzo di metallo per aggredire un altro membro delle forze dell’ordine. Poco dopo le proteste, gli inquirenti erano già riusciti ad individuare la persona che, in mezzo ad un gruppo che aggrediva una donna gendarme rimasta isolata, le aveva rubato la pistola.
La ministra dell’interno, la socialdemocratica Carmen Dan, si lamentava, però, due settimane fa, che i procuratori non convocano per ascolti le persone che hanno commesso atti di violenza, sebbene la Polizia abbia individuato decine di aggressori, e le prove siano state inoltrate alla Procura. Dall’altra parte della barricata, manifestanti innocui caduti vittime ai gendarmi scatenati lanciano accuse simili contro il Potere di sinistra. Loro temono che il Potere cerchi di bloccare l’indagine della Procura Militare sui responsabili per l’eccesso di zelo dell’apparato poliziesco. A settembre, quattro esponenti della Gendarmeria sono stati messi ufficialmente sotto accusa, per concorso in abuso d’ufficio e atteggiamento abusivo. Però le vittime dicono di voler conoscere anche l’identità di coloro che, sulla strada, le hanno calpestate e le hanno spruzzato gas lacrimogeni negli occhi da pochi centimetri di distanza.
La settimana scorsa, le violenze alle proteste antigoverno e la situazione della giustizia e dello stato di diritto in Romania sono state esaminate nel Parlamento Europeo, dopo che erano state radiografiate anche nel Legislativo di Bucarest. La Camera dei Deputati ha analizzato la mozione semplice inoltrata dal PNL, il maggiore partito dell’opposizione di destra, contro la ministra dell’Interno. Intitolata “I bastoni del PSD sulla guancia della democrazia romena”, la mozione accusa Carmen Dan di aver coordinato le azioni repressive. Nel Parlamento, la ministra ha ribadito la sua convinzione che l’intervento dei gendarmi è stato legale ed ha assicurato che i colpevoli delle violenze risponderanno di fronte alla legge. È anche ciò che sollecitano, con sempre più insistenza, la società civile e la stampa di Bucarest.