Assenteismo record al referendum sulla famiglia
I romeni con diritto di voto hanno avuto a disposizione due giorni per decidere se desiderano la revisione della Costituzione nel senso della ridefinizione della famiglia come matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna, e non tra coniugi, come attualmente. La stragrande maggioranza delle persone che si sono presentate alle urne ha votato a favore, ma l’affluenza è stata inferiore al tetto del 30% necessario per la validazione del referendum. I politici hanno offerto spiegazioni varie per questo assenteismo record, di circa l’80%. Il vicesegretario generale del PSD, il principale partito della coalizione al potere PSD — ALDE, Codrin Ştefănescu: Forse ci volevano più dibattiti, una campagna più attiva in tal senso. Ad ogni modo, va considerato il gran numero dei romeni che sono venuti a votare, perché quattro milioni di romeni è una cifra importante”.
Ştefan Stoica, 08.10.2018, 11:46
Il leader del PNL, il principale partito dell’opposizione, Ludovic Orban, ritiene che il fallimento del referendum sia colpa del potere. Ludovic Orban: Il PNL ha attirato l’attenzione da mesi ai leader politici romeni di non tentare di appropriarsi questo tema, di non politicizzare il referendum e di cercare di starsene alla larga. L’organizzazione del referendum è stata estremamente carente, non c’è stato alcun tipo di campagna di informazione da parte del governo, sembra che questo governo abbia voluto che l’interesse dei cittadini per questo referendum fosse quanto più basso”.
Anche se appartengono a parti opposte, i maggiori partiti romeni, il PSD e il PNL, hanno votato a favore del progetto legislativo di revisione, in base ad un protocollo di collaborazione firmato con la Coalizione per la famiglia, un’alleanza di organizzazioni nella maggior parte cristiane che hanno raccolto tre milioni di firme a favore di quest’iniziativa civica. È anche un motivo per cui il fallimento nell’imporre la cosiddetta famiglia tradizionale tramite referendum equivale ad un fallimento dei partiti tradizionali. Invece, l’USR, partito politico creato più recentemente e con una spiccata componente civica, si è opposto al referendum e adesso trionfa. Il presidente dell’USR, Dan Barna, è felice di notare che i romeni abbiano dimostrato di essere una nazione tollerante, europea. Dan Barna: La Romania di lunedì sarà esattamente la stessa Romania come quella di venerdì, come prima del referendum. È, infatti, la Romania del XXI secolo con tutti i suoi cittadini, alcuni più tradizionalisti, altri moderni, alcuni più implicati, alcuni più informati, con i romeni, come siamo noi tutti. Il risultato conferma che, al di là dei tentativi dell’alleanza PSD-ALDE di promuovere un governo tramite paura e bugia, la Romania è una nazione europea.”
Anche la Coalizione per la famiglia accusa il potere di ciò che ritiene sia stato il modo superficiale e privo di professionalità in cui è stato organizzato il referendum. La Coalizione ha lamentato il boicottaggio generalizzato al quale sarebbe stato sottoposto il referendum da parte di tutti i partiti che hanno votato nel Parlamento la legge sulla revisione della Costituzione romena. Un boicottaggio che, secondo la stessa coalizione, sarebbe rivolto direttamente e in primo luogo contro i cristiani del nostro Paese.
Invece, per l’associazione MozaiQ, che difende i diritti delle minoranze sessuali, il fatto che i romeni abbiano rifiutato la definizione della famiglia nella Costituzione come matrimonio tra un uomo e una donna è una vittoria per la democrazia. I romeni hanno respinto l’odio e la divisione nella società e non hanno legittimato con la loro presenza un atto politico volto a stigmatizzare e a discriminare la comunità LGBT, dichiara l’associazione. È inoltre convinta che le forze conservatrici della Romania hanno ricevuto un NO categorico da parte dei cittadini, e ciò ridà la speranza che la Romania del futuro è una della diversità, del rispetto per tutte le minoranze e delle pari opportunità per tutti i cittadini.
Gli analisti hanno cominciato ad individuare i perdenti dopo questo referendum fallito. A livello politico, sarebbero il PSD e il PNL. Hanno perso anche le organizzazioni che hanno sostenuto l’iniziativa civica che ha generato tutto questo processo, nemiche dichiarate, ireddutibili dell’ideologia di genere, nonché il loro principale sostenitore, la chiesa ortodossa maggioritaria, il cui clero ha esortato i romeni a votare per difendere la famiglia tradizionale.