Comizio PSD a Bucarest
Spettacoli stradali di musica e teatro, una partita di calcio, marce pro e contro i diritti civili per la comunità LGTB, riunioni dei promotori della riunificazione con la Romania della confinante Moldova (repubblica ex-sovietica, a maggioranza romenofona) – non è mancato niente a Bucarest dal menu di una giornata che lamministrazione ha superato bene, senza alcun incidente grave. La maggiore manifestazione, con oltre 100 mila partecipanti, è stata organizzata dalla coalizione governativa PSD-ALDE, i cui sostenitori di tutto il Paese sono stati chiamati a protestare contro ciò che il leader socialdemocratico, Liviu Dragnea, ha definito abusi e trasgressione dei principi dello stato di diritto. Assieme ai colleghi di partito e ai partner junior al governo, i liberal-democratici, egli lamenta lesistenza di una struttura illegittima, sotterranea, che ha definito lo stato parallelo e che parassiterebbe istituzioni-chiave e influirebbe sulle decisioni della giustizia.
Bogdan Matei, 11.06.2018, 12:02
Spettacoli stradali di musica e teatro, una partita di calcio, marce pro e contro i diritti civili per la comunità LGTB, riunioni dei promotori della riunificazione con la Romania della confinante Moldova (repubblica ex-sovietica, a maggioranza romenofona) – non è mancato niente a Bucarest dal menu di una giornata che lamministrazione ha superato bene, senza alcun incidente grave. La maggiore manifestazione, con oltre 100 mila partecipanti, è stata organizzata dalla coalizione governativa PSD-ALDE, i cui sostenitori di tutto il Paese sono stati chiamati a protestare contro ciò che il leader socialdemocratico, Liviu Dragnea, ha definito abusi e trasgressione dei principi dello stato di diritto. Assieme ai colleghi di partito e ai partner junior al governo, i liberal-democratici, egli lamenta lesistenza di una struttura illegittima, sotterranea, che ha definito lo stato parallelo e che parassiterebbe istituzioni-chiave e influirebbe sulle decisioni della giustizia.
Di questa struttura nebulosa farebbero parte procuratori, il capo della DNA, Laura Codruţa Kovesi, generali dei servizi speciali, attivisti civici, giornalisti ostili, politici dellopposizione di destra. Fondato dallex presidente Traian Băsescu e condotto adesso dallattuale capo dello stato, Klaus Iohannis, lo stato parallelo sarebbe colui che impedisce la sinistra ad offrire ai romeni il benessere promesso nel 2016, quando, dopo un interludio tecnocrate di solo un anno, ha preso di nuovo le redini dellEsecutivo. Vogliamo prosperità, non Securitate! – è stato uno degli slogan prediletti alla marcia di sabato, che accennava alla famigerata polizia politica della dittatura comunista, che sarebbe rinata ora, in una democrazia validata peraltro con ladesione della Romania alla NATO e allUnione Europea.
La stampa scrive che, sottoposto ad una contestazione quasi permanente in piazza da una società civile che accusa il Potere di voler fermare la lotta alla corruzione e controllare i magistrati, il PSD aveva bisogno di questa dimostrazione per legittimarsi ancora una volta come principale forza politica in Romania. Alcuni membri del partito – pochi, a dire la verità – trovano però assurda lorganizzazione di un meeting di protesta quando è il PSD a controllare il Governo, il Parlamento, le prefetture e tre quarti dei comuni del Paese. Per lopposizione liberale, le proteste hanno rappresentato unazione profondamente non democratica, di intimidazione dei magistrati, dei funzionari e dei pubblici dipendenti che non rispondono agli ordini politici o dei giornalisti che osano criticare il PSD.
Le agenzie di stampa internazionali scrivono che la maggioranza mobilita tutte le sue truppe contro i magistrati. E rilevano che, venerdì, proprio alla vigilia della marcia PSD, lAlta Corte di Cassazione e Giustizia ha rinviato, per la terza volta, la sentenza nel processo in cui i procuratori DNA hanno chiesto al tribunale di condannare Dragnea a sette anni e cinque mesi di carcere per abuso dufficio e a due anni e sei mesi per falso ideologico. Nel 2016, Dragnea era stato già condannato in via definitiva a due anni di carcere con sospensione, per tentativo di broglio elettorale.