La motivazione della Corte Costituzionale su revoca procuratore capo DNA
La Corte Costituzionale ha risolto a favore del Governo la disputa con il presidente Klaus Iohannis, generata dal suo rifiuto di revocare dalla carica il procuratore capo della DNA, Laura Codruta Kovesi. Nella motivazione resa pubblica ieri, la Corte afferma che, nella procedura di revoca avviata dal ministro della Giustizia, Tudorel Toader, il ruolo del presidente si limita alla verifica della sua legalità. I giudici della Corte hanno deciso che il ministro della Giustizia ha non solo autorità amministrativa, ma anche piena competenza in materia di autorità sui procuratori. Di conseguenza, il rifiuto del capo dello stato di revocare la Kovesi ha messo il ministro della Giustizia nell’impossibilità di esercitare le competenze legali, il che ha portato ad un conflitto giuridico di natura costituzionale, dice la Corte.
Ştefan Stoica, 08.06.2018, 12:59
La Corte Costituzionale ha risolto a favore del Governo la disputa con il presidente Klaus Iohannis, generata dal suo rifiuto di revocare dalla carica il procuratore capo della DNA, Laura Codruta Kovesi. Nella motivazione resa pubblica ieri, la Corte afferma che, nella procedura di revoca avviata dal ministro della Giustizia, Tudorel Toader, il ruolo del presidente si limita alla verifica della sua legalità. I giudici della Corte hanno deciso che il ministro della Giustizia ha non solo autorità amministrativa, ma anche piena competenza in materia di autorità sui procuratori. Di conseguenza, il rifiuto del capo dello stato di revocare la Kovesi ha messo il ministro della Giustizia nell’impossibilità di esercitare le competenze legali, il che ha portato ad un conflitto giuridico di natura costituzionale, dice la Corte.
Eppure, tra i suoi giudici non c’è stata unanimità. Gli oppositori di una simile soluzione hanno considerato che il capo dello stato, respingendo la proposta di revoca, non è uscito dal corsetto costituzionale. La Corte richiama l’attenzione che, a prescindere da chi abbia generato il conflitto costituzionale, le autorità hanno l’obbligo di conformarsi alle sue decisioni, il che in questo caso significa che il presidente deve firmare il decreto sulla revoca del capo della DNA dalla carica. Prima che la motivazione venisse pubblicata, Klaus Iohannis ha assicurato che rispetterà lo stato di diritto e si prenderà cura che rimanga illesa l’indipendenza dei procuratori, per la quale i critici della decisione temono.
Vincente nel conflitto con il capo dello stato, il ministro della Giustizia dice che Klaus Iohannis non può evitare la revoca. Non credo che il presidente della repubblica – chiunque fosse oggi, domani o fra sette anni – possa dare ai romeni un esempio di inosservanza della legge fondamentale. Non abbiamo una multa compresa tra un tot e un tot, o di reclusione da qui fino a lì, però abbiamo le sanzioni che possono derivare dalla legge fondamentale stessa, ha detto il ministro.
Dall’opposizione, il leader liberale Ludovic Orban attacca direttamente non solo il verdetto, ma anche il modo in cui la Corte Costituzionale ha motivato la decisione. Con la motivazione della Corte Costituzionale, viene praticamente violato il principio costituzionale dell’indipendenza della giustizia, viene violata l’indipendenza dei procuratori, trasformati in agenti del potere esecutivo, in inservienti del ministro della Giustizia, nominato politicamente, che può esercitare un controllo politico per partito preso sull’attività del Pubblico Ministero, delle procure e dei procuratori, ha detto Ludovic Orban.
Laura Codruta Kovesi è indesirabile per l’attuale maggioranza di sinistra, in quanto farebbe parte di una struttura illegittima e occulta che decide – dicono i rappresentanti del PSD e dell’ALDE, senza portare delle prove – chi va eliminato dallo spazio pubblico, tramite montature di fascicoli penali. D’altra parte, la Direzione Anticorruzione diretta dalla Kovesi è l’istituzione per la quale la Commissione Europea ha costantemente parole di plauso nei rapporti sulle riforme nel campo della giustizia in Romania. La posta in gioco di questo conflitto, che può degenerare in una crisi costituzionale non è, però – lo dicono magistrati onesti e obiettivi – la sorte del capo della DNA, bensì quella del sistema giudiziario, in pericolo di essere subordinato politicamente, affermano gli stessi.