Terremoto alla DNA
Anticipata da alcuni, definita allucinante da altri, la decisione presa mercoledì dalla Corte Costituzionale è categorica: il presidente Klaus Iohannis deve rimuovere dall’incarico il capo della DNA, Laura Codruţa Kövesi, così come gli aveva chiesto, già a febbraio, il ministro della Giustizia, Tudorel Toader. I giudici costituzionali hanno stabilito che il capo dello stato ha generato un conflitto con il Governo rifiutando di destituire la Kovesi. Senza nascondere la propria soddisfazione, Toader afferma che la soluzione data dalla CCR ha alla base il principio costituzionale secondo il quale i procuratori svolgono la loro attività in subordine al ministro della Giustizia. Egli sostiene inoltre che, a differenza dal ministro, il capo dello stato non ha alcuna abilitazione legale per valutare le competenze professionali o manageriali dei procuratori di alto rango. Dal canto suo, il presidente Iohannis si è limitato solo ad annunciare che aspetta la motivazione della decisione della Corte, dopo di che agirà di conseguenza. La coalizione governativa PSD-ALDE, che ha sostenuto in permanenza l’iniziativa del ministro di rimuovere il capo della DNA, ha salutato la decisione della Corte, considerandola una normale. L’opposizione di destra lamenta, invece, la confisca delle attribuzioni del presidente e quello che chiama la trasformazione della CCR, presieduta dall’ex politico socialdemocratico Valer Dorneanu, nell’avvocato degli interessi privati dei governanti.
Bogdan Matei, 31.05.2018, 15:14
Per la stampa, un capitolo della lotta alla corruzione in Romania sta per concludersi. Protagonista della lotta alla corruzione per alcuni, capo di un sistema poliziesco abusivo, per altri, la Kovesi è stata sempre ritenuta la più forte donna in Romania. Lei ammetteva, però, la settimana scorsa, a New York, ad un dibattito organizzato presso la sede dell’ONU, che la maggiore sfida per la Romania è il mantenimento dell’indipendenza dei giudici e dei procuratori. “Ci sono stati dei tentativi ripetuti di modificare la legislazione anticorruzione per limitare gli strumenti legislativi utilizzati dai procuratori anticorruzione o depenalizzare alcuni reati. Si sono verificate situazioni in cui è stata rifiutata la rimozione dell’immunità ai politici accusati di atti di corruzione. L’intero sistema della giustizia si è confrontato con attacchi tramite false notizie oppure tramite dichiarazioni pubbliche atte a indebolire la fiducia nella giustizia” — ha riassunto il capo della DNA gli avvenimenti dell’ultimo anno e mezzo, in cui il Potere è stato accusato di cercare di fermare la lotta alla corruzione e di sottomettere i magistrati. Da Bucarest, il ministro Toader ha risposto che le assoluzioni, i conflitti giuridici di tipo costituzionale, i casi prescritti o gli abusi dei procuratori non sono false notizie. Al di là delle polemiche, ci sono i dati statistici. Solo negli ultimi cinque anni, la DNA ha rinviato a giudizio 14 ministri ed ex ministri, nonché 53 parlamentari. 27 di loro sono stati già condannati in via definitiva. Nello stesso periodo, la Direzione ha disposto misure di salvaguardia di oltre 2,3 miliardi di dollari. La DNA, dicono i commentatori, dovrà continuare. Perché, in una democrazia matura, le istituzioni funzionano e fanno il proprio lavoro chiunque fosse il loro capo.