Consultazioni su temi di politica estera
La decisione del presidente americano Donald Trump di spostare l’ambasciata degli USA in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme ha messo sulle spine l’intera comunità internazionale che teme, a buona ragione, una nuova escalation del conflitto israeliano-palestinese, come pure una sua possibile esportazione. Sarebbe l’ultima cosa di cui ha bisogno il mondo in cui viviamo! A scala molto più bassa, a Bucarest, le discussioni e le consultazioni al vertice, in una parola il brainstorming su questo argomento — un eventuale spostamento a Gerusalemme dell’ambasciata di Romania, seguendo l’esempio del partner strategico americano, ma in contrasto con l’attuale posizione dell’Unione Europea — si sono trasformate, prima ancora di iniziare, in uno scandalo “tra i palazzi”, come se non bastasse il fatto che la Romania è già tra l’incudine e il martello.
Roxana Vasile, 16.05.2018, 14:09
Al Palazzo Cotroceni, il presidente Klaus Iohannis non ci pensa minimamente di rinunciare ad avere l’ultima parola in merito. Ma, dal Palazzo Victoria, la premier Viorica Dăncilă ha già fatto un passo in avanti, con la recente visita ufficiale effettuata in Israele, non prima però che il Governo approvasse un memorandum relativo ad un’analisi sull’opportunità dello spostamento dell’ambasciata. Da qua alla lite c’è stato un unico passo! Martedì, il presidente Iohannis ha convocato a colloqui la premier Dăncilă, ricordandole che la politica estera della Romania va fatta solo nell’interesse del Paese. Nella sua opinione, è necessario che le tensioni interne su temi di politica estera cessino immediatamente, affinché Bucarest rimanga ancora credibile sia nei rapporti con gli USA, l’Unione Europea e la NATO, sia nell’ambito degli altri partenariati strategici in cui è impegnata. In più, Klaus Iohannis ha ricordato che la politica estera deve essere costante e prevedibile e che esistono alcuni obiettivi che non sono stati mai abbandonati dai decidenti politici, a prescindere dal loro colore politico. Nell’opinione del presidente, il cambiamento di questa posizione equilibrata ed equidistante non farebbe altro che destare preoccupazione. Di conseguenza, il capo dello stato ha sollecitato una cooperazione istituzionale leale e corretta da parte del Governo.
Dal canto suo, Viorica Dăncilă, ha ricordato che, in veste di premier, ha come principale obiettivo quello di sostenere gli interessi della Romania e di individuare le migliori modalità per consolidare il ruolo e il profilo del Paese in piano internazionale. Lei ha assicurato che il processo di analisi e valutazione sulla possibilità di spostare l’ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme deve avere come punto di partenza la posizione principiale che la Romania ha sostenuto costantemente, relativa all’esistenza di due stati, Israele e Palestina, che vivano in pace, sicurezza e riconoscendosi a vicenda. Ricordiamo, in breve, che la Romania è stato l’unico stato dietro la Cortina di Ferro che, alla fine degli anni 60, non ha seguito l’ordine di Mosca di interrompere i rapporti diplomatici con Israele, mantenendo allo stesso tempo eccellenti rapporto con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat. Mentre in Israele vivono centinaia di migliaia di ebrei oriundi dalla Romania, sui territori palestinesi ci sono numerosi laureati delle università romene alle quali sono, a buona ragione, riconoscenti.