La DNA risponde alle accuse
Lo scandalo intorno alla DNA è scoppiato dopo che lex deputato socialdemocratico Vlad Cosma ha sostenuto, utilizzando delle registrazioni che per il momento non sono state autenticate, che alcuni procuratori della DNA Ploieşti (sud) lo hanno utilizzato per fabbricare prove contro lex premier PSD Victor Ponta e contro lex deputato Sebastian Ghiţă, scappato in Serbia.
Ştefan Stoica, 15.02.2018, 12:28
Lo scandalo intorno alla DNA è scoppiato dopo che lex deputato socialdemocratico Vlad Cosma ha sostenuto, utilizzando delle registrazioni che per il momento non sono state autenticate, che alcuni procuratori della DNA Ploieşti (sud) lo hanno utilizzato per fabbricare prove contro lex premier PSD Victor Ponta e contro lex deputato Sebastian Ghiţă, scappato in Serbia.
In un lungo e – dicono gli osservatori – molto convincente discorso pubblico, il capo della DNA, Laura Codruţa Kovesi, ha precisato che i giudici hanno considerato legale il modo in cui la DNA Ploieşti ha gestito il fascicolo in cui Vlad e Mircea Cosma, il padre del primo, sono stati condannati in una prima fase rispettivamente, a 5 e 8 anni di reclusione. Laura Codruţa Kövesi: E in corso una verifica da parte dellIspezione Giudiziaria. Mi è stato chiesto che cosa ho fatto. Vi rispondo: ho fatto quello che prevede la legge. I procuratori della DNA non falsificano prove. I procuratori della DNA rispettano la legge nella gestione delle prove. Il modo in cui lavorano i procuratori della DNA in un fascicolo penale è sottoposto al controllo giudiziario. In tutti i nostri fascicoli mandati in tribunali i giudici verificano se i procuratori hanno osservato la legge quando hanno gestito le prove.
La DNA, ha aggiunto Laura Codruţa Kövesi, dispone di meccanismi di autopulizia e, se un procuratore trasgredisce la legge, non bisogna stigmatizzare tutti. La maggior parte delle accuse, volte a rendere irrisoria lattività della DNA, sono lanciate da persone che hanno litigato con la legge, ricorda Kovesi, stando alla quale assistiamo ad un attacco contro la giustizia che avrebbe lo scopo di sottomettere lo stato e umiliare i cittadini romeni. È un festival disperato degli incolpati, in cui persone condannate o rinviate a giudizio, dicono bugie o mezze verità, ha accusato il capo della DNA, aggiungendo di non avere motivi per rassegnare le dimissioni.
Di una campagna contro le istituzioni della giustizia ha parlato pure il procuratore generale, Augustin Lazăr. Egli ha condannato ciò che ritiene siano azioni di istigazione pubblica su intervento di alcuni politici per la destituzione di procuratori con cariche dirigenziali. Dal canto suo, la presidente del CSM, Simona Camelia Marcu, è del parere che lattuale dibattito pubblico sullattività della DNA potrebbe nuocere allautorità degli organi giudiziari e danneggiare latto di giustizia.
Daltra parte, il premier Viorica Dăncilă ha evitato di pronunciarsi in merito allopportunità della rimozione di Laura Codruţa Kovesi dalla carica di capo della DNA, come richiesto direttamente o indirettamente da persone della coalizione al potere PSD – ALDE. Viorica Dăncilă: Non credo di poter dire io se qualcuno possa o meno dirigere la DNA. Per me è importante che i cittadini continuino a fidarsi delle istituzioni dello stato, a fidarsi della Giustizia, non dobbiamo accusare lintero sistema giudiziario, ma bisogna ridare la credibilità delle persone nella giustizia. Io, come primo ministro, sono preoccupata e non mi sento a mio agio dal momento che ho visto che si possono fabbricare prove nel caso di un primo-ministro.
Ricordiamo che il potere di sinistra ha lanciato nello spazio pubblico il sintagma Stato parallelo, di cui farebbero parte procuratori e agenti segreti che, tramite le loro azioni, cercherebbero di contraffare fascicoli e compromettere leader politici della maggioranza. Commentatori neutri sostengono che i ripetuti attacchi alla DNA, da parte di persone non credibili, cui si aggiungono le controverse modifiche apportate dalla maggioranza PSD-ALDE alle leggi sulla giustizia, siano parte di un piano, poco dissimulato, di subordinazione politica del sistema giudiziario.