Di nuovo sul caso Microsoft
Il caso Microsoft, che la stampa di Bucarest definiva tempo fa, a buona ragione, uno dei più spettacolari nella storia giudiziaria della Romania post-comunista, ha preso, almeno per l’opinione pubblica, una svolta inaspettata. Sei ex ministri indagati per abuso d’ufficio in questo noto caso di corruzione sono liberi per sempre dalle accuse, perché i reati, che sarebbero stati commessi nel periodo 2003 – 2004, si sono prescritti. Si tratta di: Ecaterina Andronescu e Alexandru Athanasiu, già ministri dell’Istruzione, Mihai Tanăsescu, già ministro delle Finanze, Şerban Mihăilescu, ex-ministro coordinatore della Segreteria Generale del Governo, Dan Nica e Adriana Ţicău, che hanno ricoperto l’incarico di ministri delle Comunicazioni. Per un settimo ministro, Daniel Funeriu, già ministro dell’Istruzione, il caso è stato chiuso, perché la nota da lui firmata non era atta a produrre effetti giuridici.
Florentin Căpitănescu, 02.02.2018, 12:03
Il caso Microsoft, che la stampa di Bucarest definiva tempo fa, a buona ragione, uno dei più spettacolari nella storia giudiziaria della Romania post-comunista, ha preso, almeno per l’opinione pubblica, una svolta inaspettata. Sei ex ministri indagati per abuso d’ufficio in questo noto caso di corruzione sono liberi per sempre dalle accuse, perché i reati, che sarebbero stati commessi nel periodo 2003 – 2004, si sono prescritti. Si tratta di: Ecaterina Andronescu e Alexandru Athanasiu, già ministri dell’Istruzione, Mihai Tanăsescu, già ministro delle Finanze, Şerban Mihăilescu, ex-ministro coordinatore della Segreteria Generale del Governo, Dan Nica e Adriana Ţicău, che hanno ricoperto l’incarico di ministri delle Comunicazioni. Per un settimo ministro, Daniel Funeriu, già ministro dell’Istruzione, il caso è stato chiuso, perché la nota da lui firmata non era atta a produrre effetti giuridici.
Stando alla Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA), i sette ministri sono stati indagati perché avrebbero avviato e sostenuto, a seconda del caso, progetti di decreti governativi tramite cui è stata approvata la firma di un contratto con una compagnia privata. Tale compagnia — sostiene la DNA — è stata considerata, senza copertura reale, l’unico distributore per le licenze Microsoft, motivo per cui non è stata più organizzata una gara d’appalto pubblica. Nello stesso fascicolo, gli imprenditori Dinu Pescariu, ex tennista, e Claudiu Florică sono stati rinviati a giudizio per riciclaggio di denaro. I due sono accusati che, tramite le loro compagnie, sono stati riciclati 22 milioni di dollari, che ulteriormente sarebbero finiti nelle loro tasche e in quelle di altri dignitari dello stato romeno. In linea di massima, i procuratori hanno indagato i retroscena dei contratti, tramite cui, durante più governi di diversi colori, il sistema di insegnamento ha beneficiato di licenze IT, superando di molto, come numero, i bisogni reali e, come prezzo, qualsiasi logica economica.
La soluzione, da una parte, desta stupore, perché i danni recati allo Stato sono ingenti — 70 milioni di dollari. D’altra parte, mette in dubbio la competenza dei procuratori della DNA, d’altronde un’istituzione apprezzata nel Paese, grazie alle clamorose vittorie ottenute in tribunale, ed elogiata nei rapporti della Commissione Europea sulla Giustizia. Nonostante il sorprendente epilogo, il caso Microsoft può essere ancora considerato un esempio eloquente per i cosiddetti contratti con dedica — una pratica usuale nella politica di acquisti delle istituzioni pubbliche romene. Da un altro punto di vista, il fascicolo descrive un sistema vizioso, profondamente tossico, in cui i politici e gli imprenditori si danno la mano per raggiungere i propri interessi materiali, mentre i partiti collocano persone inadeguate al vertice dell’amministrazione.