Controversie sul sistema salariale
Due progetti governativi rivoluzionari — uno sulla retribuzione dei pubblici dipendenti e un altro sulla modifica del Codice fiscale — saranno applicati nel 2018, ma i salariati temono che questi non siano abbastanza studiati dall’esecutivo di sinistra PSD — ALDE.
Ştefan Stoica, 02.11.2017, 13:13
Negli ultimi giorni, il dialogo tra governo e sindacati è diventato subito molto teso. La voce critica più accanita contro le misure previste, il leader Cartel Alfa, Bogdan Hossu, ha detto che il progetto di modifica del Codice Fiscale, che prevede il passaggio dei contributi a carico dell’impiegato anziché del datore di lavoro, ha grandi lacune e c’è il rischio che gli stipendi di 2 milioni di impiegati diminuiscano parecchio. Cartel Alfa ha chiesto la destituzione della ministra del Lavoro, Lia Olguţa Vasilescu, accusandola di disinformazione e bugia per quanto riguarda gli effetti sugli stipendi del passaggio dei contributi a carico degli impiegati. L’organizzazione sindacale afferma inoltre che Olguţa Vasilescu abbia elaborato una delle peggiori leggi sulla retribuzione dei pubblici dipendenti che non solo non risolverebbe la questione dell’iniquità e dello squilibrio nel sistema, anzi la aggraverà.
Ironica, la ministra Olguţa Vasilescu ha consigliato ai sindacalisti di imparare un po’ di matematica. Lei ha inoltre assicurato che i nuovi provvedimenti fiscali non porteranno al calo degli stipendi ed ha criticato il leader Cartel Alfa, Bogdan Hossu: “Il signor Hossu, come sempre, interpreta le nostre parole. Così come ieri ha interpretato quelle dei rappresentanti dei padronati. Nel momento in cui il premier ha chiesto ai rappresentanti dei padronati se prendono in considerazione una diminuzione degli stipendi nel settore economico, tutti hanno risposto che neanche per idea”.
Tuttavia, un’altra importante organizzazione sindacale, BNS, attira l’attenzione che non esiste alcuna certezza che gli stipendi netti saranno mantenuti al livello precedente il passaggio dei contributi a carico dei dipendenti, visto che i datori di lavoro non sono costretti ad aumentare gli stipendi lordi di una cifra pari al valore dei contributi che attualmente sono loro a pagare.
I padronati evitano di implicarsi nel conflitto aperto fra il governo e i sindacati. Bloccare il dialogo sociale non è, però, una soluzione e gli imprenditori raccomandano all’esecutivo di pensarci e di non prendere misure affrettate, il cui possibile impatto non è stato abbastanza valutato.
Dragoş Anastasiu, rappresentante dell’associazione padronale La Coalizione per lo Sviluppo della Romania: “Dobbiamo avviare un dialogo reale e prenderci un periodo di tre-quattro mesi, quanto serve, per analizzare, fare uno studio di impatto che non abbiamo ancora visto ed arrivare ad un accordo. Attualmente siamo in un momento di crescita economica e non c’è motivo di fretta.”
La Coalizione per lo Sviluppo della Romania sostiene che l’ambiente d’affari non ha chiesto il passaggio dai contributi a carico del dipendente anziché al datore di lavoro. Inoltre, stando ai suoi rappresentanti, la misura potrebbe determinare un aumento degli stipendi lordi, fatto che renderebbe la Romania del tutto non competitiva rispetto ad altri stati. (tr. G.P.)