Regolamentazioni europee per il personale distaccato
Il Parlamento Europeo è pronto per negoziati con gli stati membri in merito alla Direttiva sul distacco dei lavoratori. La luce verde da parte del Legislativo comunitario è arrivata dopo che, lunedì, i ministri del lavoro dell’UE sono arrivati ad un accordo sulla revisione di questa Direttiva. I colloqui potrebbero cominciare a novembre, con la speranza che si arrivi ad un compromesso, però non si annunciano per niente facili! La riforma delle regole applicabili ai lavoratori distaccati ha come obiettivo una migliore tutela nei loro confronti e una competizione corretta fra le compagnie. Le cose si muovono nella giusta direzione, ma il diavolo è nei dettagli.” — si è affermato nel Parlamento Europeo.
Roxana Vasile, 27.10.2017, 13:36
Un lavoratore distaccato è un impiegato inviato temporaneamente dal suo datore di lavoro ad offrire servizi in un altro stato membro dell’Unione Europea. Nel 2015, circa 2 milioni di persone avevano questo statuto, i distacchi essendo più frequenti in settori-chiave, come le costruzioni, l’istruzione, la salute, i servizi sociali e i servizi per affari. Secondo la Direttiva del 1996, una compagnia può inviare lavoratori per un determinato periodo in altri Paesi, pagando per loro i contributi sociali come nel Paese d’origine. L’allargamento verso Est dell’Unione ha determinato anche un ampio uso di questi provvedimenti da parte delle ditte degli stati della regione.
L’obiettivo di una riforma della Direttiva è una migliore tutela degli impiegati di fronte al dumping salariale e sociale. Perciò — come hanno convenuto, lunedì, i ministri del lavoro — i distacchi potrebbero essere, in futuro, limitati a 12 mesi al massimo, con la possibilità di proroga, in casi eccezionali, di fino a 18 mesi. Solo il settore Trasporti non dovrebbe sottoporsi alle nuove regolamentazioni, fino all’adozione di una riforma dedicata proprio a questo settore.
I ministri di Polonia e Ungheria hanno votato contro l’accordo. Come anche la Lettonia e la Lituania, mentre Gran Bretagna, Irlanda e Croazia si sono astenute. Invece, la Romania, che ha molti lavoratori distaccati, ha votato a favore delle modifiche. Stando a molti, c’era da aspettarsi che le grandi economie dell’Europa Occidentale avessero detto di no, ad un certo momento, al modo ritenuto furbo in cui alcuni datori di lavoro sfruttano la manodopera dell’ex blocco orientale: i lavoratori sono assunti con lo stipendio minimo dei loro Paesi d’origine, ricevono una certa somma in più e vengono distaccati.
Altri vedono nella recente decisione dei ministri una battaglia dalla quale la Romania, ad esempio, esce perdente. Loro attribuiscono il voto di Bucarest a favore dell’accordo ad un cedimento di fronte alla Francia. Il presidente Emmanuel Macron è quello che aveva chiesto insistentemente la modifica delle condizioni attuali offerte ai lavoratori distaccati, perché i suoi compatriotti si lamentano spesso che gli orientali rubano i loro posti di lavoro. D’altronde, più leader dell’Europa occidentale chiedono che i lavoratori distaccati ricevano stipendi pari a quelli dei lavoratori locali nel periodo in cui lavorano in un altro Paese membro dell’UE. (tr. G.P.)