Dimissioni dal governo romeno
La vicepremier Sevil Shhaideh, la ministra dei fondi europei, Rovana Plumb, e il ministro dei trasporti, Răzvan Cuc, hanno deciso di lasciare l’esecutivo presieduto dal socialdemocratico Mihai Tudose. Alle prime due, il capo del governo aveva già sollecitato insistentemente le dimissioni, contrariamente all’opinione maggioritaria del partito, invocando i danni d’immagine generati dal loro coinvolgimento in un fascicolo di corruzione.
Ştefan Stoica, 13.10.2017, 11:56
La vicepremier Sevil Shhaideh, la ministra dei fondi europei, Rovana Plumb, e il ministro dei trasporti, Răzvan Cuc, hanno deciso di lasciare l’esecutivo presieduto dal socialdemocratico Mihai Tudose. Alle prime due, il capo del governo aveva già sollecitato insistentemente le dimissioni, contrariamente all’opinione maggioritaria del partito, invocando i danni d’immagine generati dal loro coinvolgimento in un fascicolo di corruzione.
Tuttavia, Mihai Tudose non ritiene che la partenza delle due ministre sia una sua vittoria personale e smentisce l’esistenza di un conflitto nel partito. Mihai Tudose: “Sia Sevil Shhaideh che Rovana, subito dopo aver ricevuto le convocazioni alla DNA, sono venute da me a rassegnare le dimissioni. Siamo riusciti a fermarle, proprio per non dare un segnale di confusione nel governo. Le due colleghe sono arrivate al limite della pazienza. A proposito di guerra, sì, ho detto che rassegnerei le mie dimissioni se il partito me lo chiedesse oppure se notassi di non essere più capace di portare a compimento il programma di governo. Non c’è stata una guerra, non esiste un vincitore, cerchiamo, dopo questa lunga serata, di far sì che a vincere sia il partito e, tramite il partito, il governo e il Paese”.
Il leader PSD, Liviu Dragnea, dà la colpa per i problemi interni agli errori di comunicazione apparsi tra lui e il primo ministro. Liviu Dragnea: “Abbiamo comunicato in maniera sbagliata l’uno con l’altro. Io mi assumo questo sbaglio e credo che anche lui sia dello stesso parere. Non possiamo più fare errori del genere e mettere il partito, la coalizione, la maggioranza parlamentare e il governo in una situazione limite. Quello che voglio, però, come presidente del partito è che nessun tipo di istituzione creda che questo partito si lasci mai subordinare nell’attività politica o governativa”.
Allusione trasparente ad un presunto tentativo della DNA di minare il PSD e il governo. Fatto di cui sembra convinto anche il presidente ALDE, Călin Popescu-Tăriceanu, partner di Liviu Dragnea nella coalizione maggioritaria: “Noi consideriamo che tutte le accuse che la DNA sta facendo attualmente debbano essere analizzate molto attentamente e non possiamo per niente accettare che la DNA faccia il governo della Romania come le conviene”.
Invece il presidente del Paese, Klaus Iohannis, ha dato ragione al premier Tudose nella sua iniziativa di eliminare dal governo i ministri con problemi penali. Klaus Iohannis: “Secondo me, il premier ha agito in buona fede e desidera avere un’equipe competente. D’altra parte, i romeni e io, a quasi un anno dalle elezioni, aspettiamo che il PSD mostri dei risultati concreti”.
Il PSD è passato vicinissimo ad una nuova e pericolosa crisi interna. Alla metà dell’anno, l’insubordinazione palese dell’allora primo ministro, Sorin Grindeanu, nei confronti di Liviu Dragnea, l’uomo forte del partito, ha costretto la maggioranza a ricorrere ad un gesto unico nella storia della Romania — lo scioglimento del proprio governo tramite mozione di sfiducia. (tr. G.P.)