L’Europa e il referendum catalano
Il referendum dell’anno scorso per la Brexit, conclusosi con la separazione in corso tra Londra e Bruxelles, sembra aver aperto un vero e proprio vaso di Pandora. Per decenni concepita come un insieme unitario, spazio dei valori comuni, della democrazia, della prosperità e della concordia, l’Europa Occidentale è ora logorata da una tendenza separatista che domenica ha sconvolto la Catalogna e l’intera Spagna. Il Governo regionale di Barcellona ha annunciato che il 40% dell’elettorato, cioè meno di due milioni e mezzo di elettori hanno partecipato al referendum sull’indipendenza, mentre il 90% ha votato a favore della separazione dalla Spagna. I separatisti non hanno alcun motivo di rallegrarsi perché non sono stati sostenuti neanche dalla metà degli elettori.
Bogdan Matei, 03.10.2017, 14:05
Dal canto suo, il Governo spagnolo, il quale aveva per tempo dichiarato il referendum illegale, perché contrario alla Costituzione, è stato criticato veementemente dai partner europei per l’eccesso di impegno dei poliziotti mandati a fermare la cosiddetta consultazione popolare. Questi hanno ferito centinaia di sostenitori della secessione, sono entrati con la forza nelle scuole e in altri edifici pubblici allestiti come seggi elettorali, hanno confiscato materiali elettorali e si sono impossessati del centro in cui doveva essere effettuato il conteggio dei voti.
Gli analisti, politici ed economici in ugual misura, affermano che la rottura fra Barcellona e Madrid sarà seguita da una spartizione dei beni costosa per tutti. La Catalogna, regione autonoma con una popolazione di 7 milioni e mezzo di persone, è la più prospera, ma anche la più indebitata zona della Spagna. Il suo debito pubblico, che ammonta a 44 miliardi di euro, dovrebbe essere pagato se restasse senza la garanzia di Madrid. D’altra parte, più del 40% delle esportazioni di prodotti elettronici e di macchine della Spagna provengono da questa regione, che porta anche i 12 sui 60 miliardi incassati dal Paese ogni anno dal turismo. La Commissione Europea ha esortato il Governo spagnolo e i secessionisti “a passare rapidamente dallo scontro al dialogo” ed ha criticato l’uso della violenza durante il referendum.
Anche a Bucarest, il Ministero degli Esteri ha annunciato che deplora gli incidenti di domenica, generati in seguito all’inosservanza dell’ordine costituzionale della Spagna, e ribadisce il sostegno fermo della Romania alla sovranità e all’integrità territoriale di questo Paese. La Spagna è un alleato importante e un partner strategico del nostro Paese, rapporti riflettuti sia a livello bilaterale, sia nell’UE e a livello internazionale” — si sottolinea in un comunicato della diplomazia romena. Quest’ultima aggiunge che “la legittimità di qualsiasi processo o di qualsiasi azione che riguarda l’ordine interno di uno stato risiede nella sua totale conformità alla Legge fondamentale e all’ordine di diritto del rispettivo stato. Perciò, la Romania ribadisce la sua “posizione costante a favore dell’osservanza del diritto internazionale, che non permette modifiche territoriali in assenza dell’accordo dello stato coinvolto”. (tr. G.P.)