Dimissione nell’Esecutivo di Bucarest
Il capo di uno dei più importanti dicasteri, la Difesa, il socialdemocratico Adrian Ţuţuianu ha rassegnato le dimissioni martedì, dopo una serie di dichiarazioni confuse e tragicomiche. Inizialmente, un’organizzazione non governativa dei militari professionisti ha informato i suoi membri che riceveranno meno soldi questo mese. I giornalisti hanno chiesto spiegazioni al ministero ed hanno ricevuto un comunicato secondo il quale, il 15 settembre, i dipendenti del Ministero della Difesa avrebbero ricevuto integralmente solo gli stipendi, ma senza i buoni pasto, i soldi per l’affitto e senza il versamento al bilancio dello stato dei contributi previdenziali e dell’imposta sul reddito. La situazione sarebbe stata risolta entro il 25 settembre, quando sarebbero state saldate tutte le spese arretrate.
Bogdan Matei, 06.09.2017, 13:14
La stampa e l’opposizione di destra hanno subito concluso che non ci sono più soldi per gli stipendi dei militari. Il presidente del PNL, Ludovic Orban, ha affermato che, “nonostante tutti gli impegni presi nei confronti dei partner strategici della Romania, il PSD lascia l’esercito romeno senza soldi per i salari”, e il ministro della Difesa paga con la funzione il fatto di non aver saputo nascondere la verità. Invece, il ministero delle Finanze Pubbliche ha annunciato subito che non esistono difficoltà per quanto riguarda il pagamento dei diritti salariali dei dipendenti del Ministero della Difesa e di nessun altro ministero.
Collega di Ţuţuianu nel partito e capo del Governo, il premier Mihai Tudose si è detto stupefatto della sua inabilità. Mihai Tudose: Ho pregato il ministro di venire a spiegarmi la situazione; ho sollecitato le sue dimissioni. Il suo errore è stato di aver lasciato succedere una cosa del genere, sapeva che giravano voci di questo tipo e anziché disinnescare le tensioni, dirci di che cosa si trattava, cioè che qualcuno era semplicemente andato fuori di testa, le cose sono arrivate a questo punto. Scusate, ma parliamo di un elemento importante di sicurezza nazionale, parliamo dell’esercito della Romania, Paese membro NATO. Come è possibile lanciare un messaggio del genere?
Il premier ha assicurato che esistono soldi a sufficienza al budget dello stato per il ministero della Difesa, al quale d’altronde è stato stanziato il 2% del PIL. Egli ha aggiunto che la situazione si risolverà al massimo entro due settimane, con la manovra bis, che sarà una positiva.
Numerose sono anche le speculazioni della stampa sul tema delle dimissioni di Ţuţuianu. Alcuni commentatori politici parlano di un regolamento di conti all’interno del PSD, in cui si sarebbero creati due poli del potere, uno attorno al premier e un altro attorno al leader socialdemocratico Liviu Dragnea. Altri sono del parere che il ministro dimissionario si fosse avvicinato troppo al comandante supremo delle forze armate, il presidente Klaus Iohannis, diventando indesiderabile tra i membri del proprio partito. Gli analisti economici, invece, tirano un segnale d’allarme. Loro temono che il malinteso creato nel Ministero della Difesa sia un sintomo della reale penuria di fondi e che, nonostante una crescita economica record, il Governo non possa mantenere le generosissime promesse grazie alle quali il PSD ha vinto le elezioni. (tr. G.P.)