La legge sulla retribuzione unitaria, discussioni e insoddisfazioni
Ancora lungi dal riflettersi nel tenore di vita della classe media, la spettacolare crescita economica della Romania menzionata dalle statistiche alimenta le attese di stipendi più alti. Spesso definito la cenerentola del mercato del lavoro, altre volte considerato una casta dei privilegiati, il settore pubblico è stato la prima vittima dei tagli salariali nel 2010, quando la crisi economica globale ha colpito anche la Romania. E oggi si dichiara il primo in diritto di beneficiare di correzioni, aumenti e ricompense.
Bogdan Matei, 17.05.2017, 14:19
Il Governo PSD-ALDE e l’opposizione di destra promettono, in ugual misura, ai pubblici dipendenti una legge con regole unitarie per il sistema di retribuzione, ma hanno opinioni diverse sui provvedimenti di questa legge.
Convocato, martedì, per dibattiti presso la Commissione di lavoro del Senato, il ministro del lavoro, la socialdemocratica Olguţa Vasilescu, ha presentato un progetto assunto da 205 parlamentari del potere e dall’Esecutivo. Lei dice che i cambiamenti siano obbligatori, perché l’attuale legge applicata in questo settore ha provocato numerose iniquità nel sistema pubblico ed ha portato, tra l’altro, all’esodo all’estero dei medici romeni. “La legge prevede una crescita media del 56% degli stipendi dei pubblici dipendenti, con aumenti significativi di oltre il 100% alla base della piramide salariale e inferiori al vertice, data la necessità di differenziare le categorie di pubblici dipendenti per rispettare i principi di uguaglianza e non discriminazione.”
L’opposizione concorda che una nuova legge sulla retribuzione è necessaria, ma considera che il progetto della sinistra determinerà nuovi tagli salariali per alcune categorie di pubblici dipendenti. Il senatore PNL, Carmen Hărău, vicepresidente della Commissione: “Si tratta di tagli salariali, che sono significativi. Voglio attirare l’attenzione sul fatto che i 32 atti normativi, tramite cui sono stati ottenuti alcuni diritti, che ora vengono eliminati, contrariamente ai provvedimenti della Costituzione, determineranno una valanga di processi.”
L’opinione è condivisa anche dai capi delle principali confederazioni sindacali, le quali affermano che alcuni articoli della legge porteranno a tagli salariali, altri sono semplicemente contrari alla legge fondamentale. Il leader della confederazione sindacale Cartel Alfa, Bogdan Hossu: “Ciò che desideriamo è che la legge non sia attaccabile. Ma uno dei problemi di fondo, non menzionato nel testo della legge, è che tutti i dipendenti temono che, gli stipendi, dopo l’applicazione della legge, dal 1 luglio prossimo per alcuni, o dal 1 gennaio 2018 per gli altri, siano inferiori rispetto a quelli che ricevono adesso.”
I dibattiti al Parlamento continuano, ma, nel frattempo, ansiosi o diffidenti delle dichiarazioni di intenti dei politici, i pubblici dipendenti hanno già avviato proteste. I poliziotti sono stati i primi a scendere in piazza, già dal mese di marzo. Questo mese hanno organizzato scioperi i controllori del traffico aereo e i commissari della guardia ambientale. Nei giorni scorsi, i doganieri e i funzionari delle Finanze hanno ricorso a proteste spontanee che potrebbero diventare permanenti se il Governo non soddisfa le loro esigenze. (tr. G.P.)