L’UE e il sussidio statale
Bogdan Matei, 25.11.2016, 17:13
La
Commissione Europea ha autorizzato il sostegno di quasi 450 milioni di lei,
pari a circa 100 milioni di euro, concesso dallo stato romeno per la chiusura
di due miniere di carbone non produttive sulla Valle del Jiu, quelle di Lonea e
Lupeni. Un comunicato della Rappresentanza a Bucarest dell’Esecutivo
comunitario precisa che esso ha constatato che la misura osserva le regole
europee, i Paesi membri potendo concedere un sussidio statale alla chiusura
delle miniere, per attenuare l’impatto sociale e ambientale. Inoltre, metà
della somma verrà impiegata in salari compensatori e programmi di riconversione
professionale per i minatori, nei lavori necessari nel sotterraneo, nella
riabilitazione della zona e nella coltivazione dei terreni. I soldi restanti
saranno utilizzati per coprire le perdite di produzione fino alla chiusura – aggiunge
la Rappresentanza della Commissione Europea a Bucarest.
Le
miniere di Lonea e Lupeni fanno parte del Complesso Energetico Hunedoara, e la
loro chiusura deve essere realizzata al massimo entro la fine del 2018. La misura
giunge dopo che, questo mese, la giustizia aveva deciso l’uscita del Complesso
dall’insolvenza, situazione giuridica in cui si è trovata anche nella prima
metà del corrente anno. Presso il Complesso Energetico Hunedoara lavorano migliaia
di persone, presso due centrali termiche e quattro miniere di carbone. La
chiusura di due di esse è solo un episodio della lunga agonia dell’estrazione
mineraria in Romania. Privilegiata, per ragioni pragmatiche, ma anche
ideologiche, nel periodo comunista, l’industria mineraria assicurava la
vitalità di un’economia energofaga. I minatori avevano stipendi molto più alti
rispetto ad altre categorie socio-professionali, ma il lavoro molto difficile e
alienante nel sotterraneo, li aveva trasformati in una imprevedibile massa di
manovra. Nel 1977, sulla Valle del Jiu si è registrata una delle poche rivolte
collettive contro il regime comunista dell’epoca. Però, 13 anni dopo, subito
dopo la Rivoluzione anticomunista, sempre dalla Valle del Jiu, partivano per
Bucarest treni strapieni di minatori, sostenitori del presidente di sinistra Ion
Iliescu, il quale aveva lamentato un tentativo di golpe dell’estrema destra. Solo
per due giorni, il 14 e il 15 giugno 1990, i minatori hanno occupato la
capitale, sostituendosi a ciascuna autorità legale. Ma è bastato per lasciare
indietro 700 feriti, oltre mille persone fermate abusivamente e almeno sei
morti. L’Università profanata, le sedi dei partiti dell’opposizione e dei
giornali indipendenti devastate – tutto ciò completa il quadro dell’invasione
dei minatori. Demonizzata allora dal resto del Paese, la Valle del Jiu non ha
ancora ritrovato la sua identità nei quasi tre decenni passati.
Non
redditizia e inquinante, l’estrazione mineraria ha diminuito gradualmente la
sua attività, già dalla metà degli anni 90, quando il governo di coalizione,
dominato dai democristiani, ha chiuso le prime miniere. Con i salari
compensatori ricevuti, alcuni dei minatori hanno cercato di avviare piccoli
affari, molti sono tornati ai luoghi natii, lontani dalla Valle, altri sono
andati a lavorare all’estero. Stando agli specialisti, lo stesso succederà
anche con i minatori licenziati di Lonea e Lupeni. (traduzione di Gabriela Petre)