La scena politica, prima della campagna elettorale
L’11 novembre inizia ufficialmente la campagna elettorale. Quasi 6.500 persone si contenderanno i 466 seggi nel Parlamento: 134 di senatori e 308 di deputati, più 18 per i deputati delle minoranze nazionali, diverse da quella ungherese. I romeni all’estero saranno rappresentati da 2 senatori e 4 deputati. La maggior parte dei candidati appartengono ai partiti con le maggiori probabilità di entrare a far parte del Legislativo: PSD, PNL, ALDE, PMP, UDMR e USR.
Roxana Vasile, 07.11.2016, 14:28
L’11 novembre inizia ufficialmente la campagna elettorale. Quasi 6.500 persone si contenderanno i 466 seggi nel Parlamento: 134 di senatori e 308 di deputati, più 18 per i deputati delle minoranze nazionali, diverse da quella ungherese. I romeni all’estero saranno rappresentati da 2 senatori e 4 deputati. La maggior parte dei candidati appartengono ai partiti con le maggiori probabilità di entrare a far parte del Legislativo: PSD, PNL, ALDE, PMP, UDMR e USR.
Alla vigilia della campagna elettorale, domenica, i liberali hanno lanciato, tramite un grade meeting svoltosi nel centro di Bucarest, lo slogan della loro campagna “Avanti la Romania”, ma anche i candidati alle politiche. Vi ha partecipato anche il premier tecnocrate Dacian Cioloş, che non si candida, né è membro di un partito politico, ma avrà il sostegno dei liberali per continuare il suo incarico a capo del Governo anche dopo le elezioni. Appoggiato anche dall’Unione Salvate la Romania, Dacian Cioloş ha sostenuto la necessità di un cambiamento della classe politica e della mentalità in generale: “Dovete pensare in che modo ciascuno di noi può cambiare se stesso, per chiedere alla leadership di cambiare, di essere più onesta, più diretta quando ha qualcosa da dire e di agire con buonsenso. Credo che il cambiamento inizi in primo luogo con noi stessi.”
I socialdemocratici hanno visto attacchi politici nei messaggi dei liberali al meeting. Il loro leader, Liviu Dragnea, ha ribadito che non esclude la partecipazione ad un eventuale governo che abbia Dacian Cioloş come premier. Il primo ministro tecnocrate è stato criticato anche dall’ex presidente del Paese, Traian Băsescu, il quale è del parere che un Dacian Cioloş non impegnato politicamente, sarebbe stato una locomotiva più convincente del PNL. Però, con la partecipazione al meeting liberale, il premier ha abbandonato il suo statuto di tecnocrate. Domenica, anche il partito di Traian Băsescu — il Movimento Popolare — ha presentato i suoi candidati alle elezioni dell’11 dicembre. Il partito si augura di diventare la terza forza politica del Paese e che Traian Băsescu sia primo-ministro: “Il nostro obiettivo politico, che sosteniamo apertamente, è l’unificazione della Romania con la Moldova, Paese a maggioranza romenofona. L’Unificazione sarà fatta quando la Romania dimostrerà ai cittadini moldavi che è meglio vivere uniti, che in due stati indipendenti.”
L’Unione Democratica Magiari di Romania, invece, appoggerà qualsiasi governo, a prescindere dal suo colore politico, che contribuirà allo sviluppo della Transilvania, zona in cui è concentrata la minoranza ungherese. Il presidente dell’UDMR, Kelemen Hunor: “Noi vorremmo che dopo il 2016 ci sia una formula di governo che possa riformare la società romena, assicurando un clima più tranquillo ed equilibrato per quanto riguarda lo sviluppo della società ed, evidentemente, vogliamo contribuire anche noi a tale cambiamento.”
La sorte dell’Esecutivo di Bucarest si deciderà alle urne, al di là dei desideri dei politici. A loro spetta la missione di convincere l’elettorato che sono i migliori. (tr. G.P.)