L’esito delle presidenziali in Moldova
Bogdan Matei, 31.10.2016, 18:26
Come anticipato da tutti i
sondaggi, il leader socialista pro-russo Igor Dodon ha vinto, ieri, il primo
round delle presidenziali. Meno prevedibile è stata però la differenza
categorica, di circa 10 punti percentuali, con cui ha superato la
pro-occidentale Maia Sandu e che gli ha dato la fiducia di affermare, a
chiusura delle urne che queste elezioni hanno dimostrato molto chiaramente che
il leader dell’opposizione socialista gode del maggiore tasso di fiducia da
pare dei cittadini della Moldova.
In risposta, l’ex ministra
riformatrice dell’Istruzione, Maia Sandu, non ha celato la sua soddisfazione
che sarà la sfidante di Igor Dodon al turno di ballottaggio.
Io credo che noi, oggi,
possiamo vantarci di una prima vittoria. Abbiamo fatto un primo passo verso una
vita degna che tutti meritiamo di vivere qui, in Moldova, ha detto Maia Sandu.
Gli analisti sono d’accordo che
seguiranno due settimane intense, in cui cias
cuno dei candidati dovrà non solo
assicurare il suo bacino elettorale, bensi’ aumentarlo. Da questo punto di
vista, affermano essi, quella che può registrare una maggiore percentuale negli
intenti di voto è Maia Sandu. Dei sette aspiranti usciti di corsa dopo il primo
turno, uno solo, Smittri Ciubasenco, condivide la rusofilia di Dodon. Tutti gli
altri sono adepti dell’orientamento pro-occidentale e c’è d’aspettarsi che, dai
promotori delle riunficazione con la Romania, Mihai Ghimpu e Ana Gutu, all’ex
premier Iurie Leanca, quello che concludeva due anni fa gli accordi di
associazione e libero scambio con l’Ue, essi esortino i loro sostenitori a
votare Maia Sandu al secondo turno. Questa è però costretta, notano i
sociologi, a convincere i giovani a recarsi alle urne. Nel primo turno, oltre
la metà dell’elettorato non si è mostrata interessata alle elezioni, sebbene
siano le prime elezioni degli ultimi 20 anni alle quali i cittadini hanno
potuto votare direttamente il loro presidente, finora designato dal Parlamento.
Il tasso di partecipazione alle
presidenziali è stato di circa il 49%, il più basso della storia di un quarto
di secolo delle elezioni in Moldova. Circa il 30% dei votanti sono stati della
fascia d’età 56-70 anni, molti nostalgici dell’Urss, mentre i giovani tra i 18 e
i 25 anni, adepti dei valori occidentali, hanno rappresentato meno del 10% dei
votanti. Stando agli esperti, citati dai corrispondenti di Radio Romania a
Chisinau, il basso numero di coloro che si sono presentati alle urne si deve
soprattutto alla delusione dei cittadini per la situazione nella repubblica. Il
secondo turno è decisivo non solo politicamente, ma anche geopoliticamente.
L’elezione di Dodon, un
romenofobo e antieuropeo virulente, farebbe crollare, nuovamente, a tempo
indeterminato, le aspirazioni europee di Chisinau. Il leader socialista
promette di cambiare al direzione della politica estera, voltare le spalle a
Bruxelles e integrare la repubblica in Russia-Bielorussia-Kazakistan. Si
perderebbero, cosi’, sette anni di sforzi che le forze pro-europee, giunte al
governo nel 2009, hanno compiuto per togliere Chisinau dall’orbita di Mosca e
avvicinarla all’Europa. (traduzione di Adina Vasile)