Previsioni della Banca Centrale della Romania sull’inflazione
Leyla Cheamil, 05.08.2016, 15:31
La Banca Centrale della Romania ha
rivisto al ribasso le previsioni inflazionistiche sia per il 2016, che per il
2017. Il Governatore della Banca Centrale, Mugur Isărescu, ha annunciato
giovedì che l’indice dei prezzi al consumo resterà negativo fino alla fine
dell’anno. Egli ha menzionato che nel 2017 l’inflazione annua rientrerà
nell’intervallo di variazione prefisso dalla Banca Centrale, ma senza superare
il 2,5%, mentre nel 2018 arriverà nella parte alta di quest’intervallo.
Mugur Isărescu ha spiegato: A livello interno ci sono dei rischi legati
alla politica fiscale e dei redditi, nel contesto dell’anno elettorale e
dell’assenza di accordi con le istituzioni finanziarie internazionali, ma anche
degli effetti collaterali, come le modifiche della legislazione nel settore finanziario.
Il contesto internazionale è segnato da grandi incertezze, legate alla crescita
economica globale e alla ripresa economica dell’eurozona, amplificate dal
risultato del referendum in Gran Bretagna, dalle tensioni geopolitiche e dalle
difficoltà nel sistema bancario europeo.
Ricordiamo che, nell’ultimo rapporto
trimestrale sull’inflazione, reso pubblico a maggio, la Banca Centrale stimava
un livello dello 0,6% per la fine del 2016 e del 2,7% per il 2017. Il
Governatore della Banca Centrale, Mugur Isărescu, ha spiegato che lo scenario
di base rileva una possibile traiettoria del tasso inflazionistico annuo
significativamente più bassa rispetto a quanto previsto prima, nel contesto
della persistenza a livello globale e regionale di un basso livello
dell’inflazione. Questo potrebbe influire sull’evoluzione dell’inflazione di
base, sulla dinamica dei prezzi volatili, e quella dei prezzi amministrati, ha
detto Isărescu.
Egli ha aggiunto che la nuova previsione
mantiene il profilo ascendente, nel contesto delle pressioni inflazionistiche
esercitate dall’eccedenza della domanda aggregata e dai costi unitari della
manodopera. A giugno, il tasso inflazionistico annuo è salito fino al -0,7%, dal
-3,5% nel mese di maggio.
L’evoluzione è stata determinata
dall’eliminazione dell’effetto generato dal calo dell’IVA per gli alimenti, nel
giugno 2015, dall’indice annuo, nel contesto in cui i prezzi sono calati a
giugno rispetto al mese precedente, in seguito alla diminuzione dei prezzi degli
alimenti. Secondo la Banca Centrale, il mantenimento del tasso inflazionistico
annuo ad un livello negativo è dovuto all’effetto indotto dalla diminuzione
della quota standard dell’IVA dal 24% al 20%, a cominciare dal 1 gennaio 2016.