La politica romena dopo le elezioni amministrative
Ştefan Stoica, 09.06.2016, 16:48
Considerate esclusivamente dal punto di vista dei risultati ottenuti a
livello dell’intero Paese, le elezioni amministrative svoltesi domenica in
Romania sono state un successo per il PNL, il principale partito della Destra.
Con il 32-33%, i liberali hanno ottenuto solo il 5% in meno rispetto al
vincitore, il PSD. Una posizione che permetterebbe loro di affrontare con
fiducia le politiche previste in autunno.
La prospettiva cambia radicalmente quando viene analizzato il risultato
ottenuto a Bucarest. Nella capitale, in passato una roccaforte della Destra
liberale, il PSD si è aggiudicato tutto – la carica di sindaco generale, quelle
di sindaci dei sei rioni della città, i consigli locali dei rioni e il
consiglio generale del municipio. E minaccia di imporre tutte le decisioni
volute, senza che gli si opponga alcuna forza politica, grazie all’alleanza con
la dissidenza liberale ALDE. Ciò che preoccupa il PNL non è solo il risultato,
definito all’unanimità dai commentatori un disastro, ma il fatto che questo
partito rischia di non rappresentare più un’alternativa al PSD.
Nella capitale, questo statuto è rivendicato dopo le amministrative
dall’Unione Salvate Bucarest, una ex ONG trasformata in partito. L’USB, con il
suo tenace leader Nicuşor Dan e i professionisti onesti che ha promosso, si
annuncia capace di rispondere alle esigenze di integrità di quel settore di
elettorato istruito e deciso di non tollerare la corruzione e l’incompetenza
dei partiti tradizionali. Il messaggio trasmesso da questo elettorato al PNL è
chiaro: o si sottopone ad un cambiamento profondo di mentalità e approccio,
oppure rischia di smantellarsi e scomparire, de facto, così come è successo al
Partito Nazionale dei Contadini Democristiani – PNŢCD – il principale partito
al governo alla fine degli anni 90 e oggi extraparlamentare.
I capi delle filiali di settore e il presidente della filiale Bucarest
si sono assunti il fallimento e hanno rassegnato le dimissioni. Voci critiche
del partito hanno chiesto anche le dimissioni del segretario generale Ilie
Bolojan, considerato responsabile del fallimento nella sua veste di capo della
campagna elettorale. Egli è stato però riconfermato, un segnale chiaro che
qualsiasi rivolta interna contro la direzione del PNL, i copresidenti Alina
Gorghiu e Vasile Blaga inclusi, sarà soppressa.
Per la sinistra, che si gode i risultati
delle amministrative, la priorità è la creazione di alleanze a livello locale e
provinciale con i partner fedeli finora, l’UNPR e l’ALDE. Un’altra sarebbe
l’allontanamento dalla carica di capo della Camera dei Deputati di Valeriu
Zgonea, eliminato dal partito per aver avuto il coraggio di chiedere al
presidente del PSD Liviu Dragnea di fare un passo indietro dopo che era stato
condannato con sospensione nel dossier sul referendum del 2012 organizzato per
la destituzione dell’allora presidente, Traian Băsescu. I socialdemocratici
hanno modificato il regolamento di modo che Zgonea possa essere sostituito,
però la persona in causa contesta le nuove regolamentazioni, argomentando che
le procedure parlamentari non sono state osservate in questo caso. (traduzione di Gabriela Petre)