Un nuovo attentato ad Ankara
Centinaia di anni di storia comune, lo statuto di alleati nella NATO, gli scambi commerciali intensi e, dal 2011, un partenariato strategico bilaterale legano Bucarest ad Ankara e rendono i romeni sensibili alle tragedie avvenute sullaltra riva del Mar Nero. Il Ministero degli Esteri romeno ha condannato subito e fermamente lattacco terroristico commesso domenica nella capitale turca e conclusosi con decine di morti e feriti.
Bogdan Matei, 14.03.2016, 16:09
La diplomazia di Bucarest trasmette le sue più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e tutta la compassione alle persone rimaste ferite nel tragico avvenimento. Simili azioni, che mettono in pericolo persone innocenti, non si possono giustificare in alcun modo, sottolinea il ministero degli Esteri, ricordando che la Romania resta fortemente impegnata nella lotta a tutte le forme di terrorismo e ribadisce la necessità di intensificazione degli sforzi internazionali per contrastarle. La costernazione delle varie cancellerie del mondo è, daltronde, generale e i più importanti leader del mondo hanno espresso simultaneamente la compassione per le vittime e la decisione di lottare contro il terrorismo.
Lattacco, che nelle prime ore non è stato rivendicato, è stato attribuito dalle autorità ai militanti secessionisti curdi. Un attentato simile, commesso il 17 febbraio, è stato rivendicato dallorganizzazione auto-intitolatasi “I Falchi della Libertà”, fazione proveniente dal vecchio e già famoso Partito degli Operai del Kurdistan (Pkk), guerriglia attiva sin dagli anni 80. Le ostilità fra Ankara e il Pkk sono state riprese dopo un armistizio di due anni e mezzo e sono costate la vita a numerose persone da ambo le parti. Finora – notano gli analisti, il Pkk ha puntato su obiettivi militari, evitando quelli civili. Oltre al conflitto ormai decennale con i militanti curdi, il Paese è stato visitato nellultimo anno anche dai terroristi del cosiddetto Stato Islamico, che hanno commesso almeno quattro attentati, anche ad Ankara e Istanbul.
La Turchia fa parte della coalizione internazionale di lotta allo Stato Islamico e ospita sul suo territorio aerei da combattimento americani che bombardano posizioni dei jihadisti in Siria ed Iraq. Da quasi 25 anni, lo stato e il popolo turco sono bersagli degli attentatori animati da diverse fedi ideologiche o religiose. Che siano etnici armeni, arabi o curdi, ultranazionalisti turchi, militanti di estrema sinistra o islamisti, gli assassini hanno provocato numerose vittime.
Il 10 ottobre scorso, sempre ad Ankara, 103 persone sono state uccise e oltre 500 sono rimaste ferite nel più sanguinoso attentato mai commesso in Turchia e attribuito allo Stato Islamico. Gli attacchi – ha affermato il presidente – Regep Tayyip Erdogan, non indeboliranno la determinazione della Turchia di lottare contro il terrorismo. Egli si è detto convinto che il suo Paese, che non rinuncerà mai al diritto di difendersi, è diventato un bersaglio a causa dellinstabilità regionale degli ultimi anni. Il presidente turco sostiene inoltre che le organizzazioni terroristiche prendono adesso di mira i civili perché hanno perso la battaglia contro le forze di sicurezza. (traduzione di Gabriela Petre)