Le manifestazioni commemorative per il 22 dicembre del 1989
La separazione violenta dal regime comunista e gli effetti di questo regime sul destino della Romania tornano alla memoria dei romeni ogni fine anno. Preannunciati dal crollo del muro di Berlino e dalla dissoluzione dei regimi totalitari nellEuropa Centrale ed Orientale, lallontanamento della coppia di dittatori Nicolae ed Elena Ceausescu e laddio definitivo della Romania al comunismo non sono stati affatto semplici. Purtroppo, la Romania fu lunico Paese del cosiddetto lager comunista in cui il cambiamento del regime avvenne con spargimento di sangue e i leader comunisti furono giustiziati.
Florentin Căpitănescu, 22.12.2015, 16:12
La separazione violenta dal regime comunista e gli effetti di questo regime sul destino della Romania tornano alla memoria dei romeni ogni fine anno. Preannunciati dal crollo del muro di Berlino e dalla dissoluzione dei regimi totalitari nellEuropa Centrale ed Orientale, lallontanamento della coppia di dittatori Nicolae ed Elena Ceausescu e laddio definitivo della Romania al comunismo non sono stati affatto semplici. Purtroppo, la Romania fu lunico Paese del cosiddetto lager comunista in cui il cambiamento del regime avvenne con spargimento di sangue e i leader comunisti furono giustiziati.
Tutto è cominciato il 16 dicembre del 1989, a Timisoara, la grande città cosmopolita nellovest del Paese, le proteste anticomuniste dilagando, il 22 dicembre, in tutto il Paese. Proprio perciò, il 22 dicembre di ogni anno, il Parlamento di Bucarest, come entità fondamentale nellarchitettura istituzionale della Romania democratica, tiene una seduta solenne alla memoria delle 1.100 vittime della repressione comunista. Nei discorsi tenuti, i senatori e deputati hanno constatato, come ogni anno, che gli ideali espressi nel momento della Rivoluzione anticomunista non si sono realizzati.
“Cè stata una grande gioia in quel momento. Abbiamo creduto tutti nel nostro futuro e credo che non abbiamo sbagliato moltissimo, anche se cè molto malcontento oggi”, ha detto il deputato socialdemocratico Bodgan Niculescu Duvaz.
Tuttavia, la maggior parte dei discorsi hanno riguardato la recente decisione di archiviazione del Dossier della Rivoluzione, la cui apertura era stata considerata un normale tentativo di stabilire i colpevoli e la verità storica e una chance di riconciliazione con il passato. “Sono domande che devono trovare risposte”, ha dichiarato, nel Parlamento, Alina Gorghiu, co-presidente del Partito Nazional-liberale. Perchè, afferma lei, “i crimini contro il popolo romeno non si possono prescrivere e lo stato romeno ha lobbligo di scoprire la verità. Perciò credo che il Dossier della Rivoluzione non possa essere chiuso”, ha detto la Gorghiu.
Mentre per il rappresentante del Gruppo delle minoranze nazionali, Gheorghe Firczak, “la chiusura del Dossier della Rivoluzione rappresenta un atteggiamento profondamente antidemocratico, incompatibile con lattuale posizione del nostro Paese in contesto internazionale”.
Gli eroi della Rivoluzione sono commemorati, questi giorni, in più città del Paese. A Bucarest si sono tenute più cerimonie religiose e sono state deposte corone di fiori in Piazza dellUniversità – precepita come simbolo della lotta al comunismo – e al Cimitero degli Eroi della Rivoluzione. Simili manifestazioni sono state organizzate presso le sedi della Radio e della TV pubblica, istituzioni media con un ruolo importante nel dicembre del 1989. (traduzione di Adina Vasile)