Mozione di sfiducia contro il governo Ponta
Attaccato con veemenza dall’opposizione e dai media, il governo di coalizione di Bucarest è da una parte, con le spalle al muro. Però, dall’altra, giudicando dalle dichiarazioni ferme dei leader dei partiti componenti, è più solido che mai. Venerdì, nel Parlamento sarà dibattuta e votata la mozione di sfiducia inoltrata dall’opposizione liberale. I suoi temi sono il disastro nell’organizzazione dei seggi elettoriali all’estero, alle presidenziali di novembre, quando migliaia di persone non hanno potuto votare, anche se hanno fatto la fila per ore intere, nonchè la non adozione della legge sul voto per corrispondenza, grazie alla quale potevano essere prevenute situazioni del genere.
Bogdan Matei, 09.06.2015, 12:23
Sotto il titolo Victor Ponta dimesso per eccesso di potere tramite il blocco delle elezioni, il premier socialdemocratico è accusato di aver desiderato diventare presidente tramite il sabottaggio deliberato dei cittadini romeni all’estero, a maggioranza e per tradizione con opzioni di destra, e che ora rifiuta di organizzare scrutini parziali nelle numerose province, città e località rimaste senza i sindaci eletti nel 2012 e arrestati successivamente per corruzione. Il PNL sostiene inoltre che la mozione di sfiducia potrebbe avere anche altri argomenti, altrettante accuse contro il gabinetto: la cattiva governance, la modifica azzardata del Codice fiscale, gli attacchi contro la giustizia.
Però l’aritmetica del Senato e della Camera è spietata con gli iniziatori della mozione. Per essere adottato, il documento ha bisogno di almeno 278 voti favorevoli, e i gruppi parlamentari del PNL contano solo 173 senatori e deputati. Il contributo dei parlamentari del Partito del Movimento Popolare, nostalgici dell’ex presidente Traian Basescu, di quelli partiti dal PSD con l’ex leader Mircea Geoana o dei resti confusi della formazione populista PP-DD non è sufficiente per far cadere Ponta.
Tutti i parlamentari del PSD hanno annunciato di essere accanto al loro leader. I partner junior dell’esecutivo, UNPR, PC e PLR, hanno fatto a gara, a loro volta, in dichiarazioni di fedeltà al premier e hanno accusato l’opposizione che, solo per capitale di immagine, buttano il paese in una crisi politica, che avrà conseguenze economiche e sociali devastanti. Quindi, tutto, dicono gli analisti, indicano il prevedibile fallimento della mozione. Sarebbe per la terza volta che l’equipe esecutiva diretta da Ponta, insediata al potere a maggio 2012, supererà questo test. Però, per il premier, non è altro che un breve respiro.
L’inoltrare della mozione venerdì è stato eclissato dall’enorme scandalo provocato nello stesso giorno dall’annuncio della DNA che il primo ministro è sotto inchiesta penale per reati di corruzione – falsità in documenti, complicità in evasione fiscale, riciclaggio di denaro, conflitto d’interessi – che Ponta avrebbe commesso sia prima che dopo essere diventato capo di governo. Lui diventa, così, il primo premier della Romania postcomunista accusato di reati penali nell’esercizio del mandato, fatto che, ammoniscono i commentatori, decredibilizza gravemente non solo lui, ma anche il governo e il paese intero.