Il Danubio e la cooperazione regionale
Grazie alla stabilità interna e alla coerenza con cui hanno promosso riforme dure, Bucarest e Sofia sono state accolte nella NATO nel 2004 e nell’UE nel 2007. Oggi solo candidata all’ingresso nell’Unione, la Serbia, invece, è ancora in convalescenza, dopo le profonde ferite provocate negli anni 90 dalle guerre scatenate nell’ex Jugoslavia dall’ex uomo forte dell’epoca a Belgrado, Slobodan Milosevic.
Bogdan Matei, 27.04.2015, 12:52
Grazie alla stabilità interna e alla coerenza con cui hanno promosso riforme dure, Bucarest e Sofia sono state accolte nella NATO nel 2004 e nell’UE nel 2007. Oggi solo candidata all’ingresso nell’Unione, la Serbia, invece, è ancora in convalescenza, dopo le profonde ferite provocate negli anni 90 dalle guerre scatenate nell’ex Jugoslavia dall’ex uomo forte dell’epoca a Belgrado, Slobodan Milosevic.
Venerdì, a Craiova (sud della Romania, nei pressi delle frontiere con Bulgaria e Serbia), il premier romeno Victor Ponta ha proposto agli omologhi bulgaro, Bojko Borisov, e serbo, Aleksandar Vucic, un’azione concertata, su modello della cooperazione dei Paesi centro-europei nel già consacrato Gruppo di Visegrad.
Tutte e tre rivierasche al Danubio, “la Bulgaria, la Serbia e la Romania devono agire in maniera più coordinata e più unitaria sul piano delle iniziative europee. Abbiamo davanti l’esempio di successo dei nostri vicini — Polonia, R. Ceca, Slovacchia e Ungheria le quali, tramite il Gruppo di Visegrad, hanno potuto e possono valorizzare in maniera efficace gli interessi regionali”, ha argomentato il capo del governo di Bucarest la creazione del cosiddetto “Gruppo di Craiova”.
Ponta ritiene inoltre che la Bulgaria e la Romania possono meglio difendere gli interessi a Bruxelles quanto tempo si adoperano insieme. Ammessi simultaneamente nelle strutture europee ed euro-atlantiche, i due Paesi hanno ora la possibilità di entrare insieme anche nell’Area Schengen se collaboreranno, sostiene ancora il premier romeno.
L’omologo bulgaro condivide la sua opinione. Oltre ai progetti comuni nei settori dell’energia e dell’infrastruttura, dice Borisov, la cooperazione va estesa anche ad altri piani, compresa la lotta al contrabbando e al traffico di persone. All’incontro con il premier serbo Vucic, Ponta e Borisov hanno sottolineato gli interessi strategici ed economici comuni che hanno i tre stati, dalle evoluzioni nei Balcani Occidentali alla strategia per la regione del Danubio.
Essi hanno ribadito anche quello che hanno chiamato “l’appoggio totale e incondizionato all’impegno e all’iter della Serbia di diventare membro dell’UE”. Gli analisti considerano che l’incontro trilaterale di Craiova è stato anche un tentativo coordinato di Bulgaria e Romania di fissare più fortemente la Serbia sull’orbita occidentale.
Giocando la carta discutibile dell’equidistanza tra Bruxelles e Mosca, aspirando all’integrazione europea, però mantenendo rapporti privilegiati con la Russia, Belgrado dà spesso segnali contraddittori. Per Bucarest, l’assunzione da parte dei serbi dei valori occidentali è tanto più importante in quanto, nelle regioni frontaliere di Voivodina e Timoc, esistono importanti comunità romene.
La Romania è uno dei cinque stati membri dell’UE che non hanno riconosciuto l’indipendenza dell’ex provincia serba del Kosovo, con popolazione a maggioranza albanese, però ha chiesto sempre a Belgrado di rispettare gli standard europei nel trattamento delle minoranze etniche.