Corruzione e immunità parlamentare
Lungi dall’essere un’eccezione nella storia post-comunista del parlamento romeno, il Senato ha bocciato, anche se tramite un voto relativamente equilibrato, la richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione di fermo e custodia cautelare nei confronti dell’ex ministro dei Trasporti, Dan Sova. Con una rapida acesa, soprattutto dopo che il suo partito, il Partito Socialdemocratico, è tornato al governo, nel 2012, Sova è accusato di aver falsificato e distrutto prove in un fascicolo in cui i danni sono stimati a 3,5 milioni di lei (pari a circa 800 mila euro). I reati di cui è accusato sono vecchi, risalendo alla seconda parte dello scorso decennio, quando Sova, in veste di avvocato, avrebbe toccato soldi pubblici attraverso una serie di contratti di consulenza conclusi con due compagnie energetiche.
Florentin Căpitănescu, 26.03.2015, 13:33
Lungi dall’essere un’eccezione nella storia post-comunista del parlamento romeno, il Senato ha bocciato, anche se tramite un voto relativamente equilibrato, la richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione di fermo e custodia cautelare nei confronti dell’ex ministro dei Trasporti, Dan Sova. Con una rapida acesa, soprattutto dopo che il suo partito, il Partito Socialdemocratico, è tornato al governo, nel 2012, Sova è accusato di aver falsificato e distrutto prove in un fascicolo in cui i danni sono stimati a 3,5 milioni di lei (pari a circa 800 mila euro). I reati di cui è accusato sono vecchi, risalendo alla seconda parte dello scorso decennio, quando Sova, in veste di avvocato, avrebbe toccato soldi pubblici attraverso una serie di contratti di consulenza conclusi con due compagnie energetiche.
Il voto del Senato, che gli permette, come lui stesso ha dichiarato, di difendersi come uomo libero, è interpretato dall’Opposizione liberale e dalla stampa dalla prospettiva del rapporto privilegiato che ha con il premier Victor Ponta. Sova è stato compagno di università con Victor Ponta, due volte ministro nel suo governo, portavoce del partito e membro del suo staff durante le presidenziali dello scorso novembre.
D’altra parte, il voto riaccende il dibattito pubblico sulla controversa questione dell’immunità degli eletti. Che il Senato può fare anche onestamente il suo dovere, senza ingerenze nell’atto di giustizia, lo dimostra, tuttavia, il voto con cui, sempre ieri, è stata validata la simile richiesta che la Direzione Nazionale Anticorruzione ha formulato nei confronti del collega di partito di Dan Sova, Darius Valcov, che si è dimesso di recente dall’incarico di ministro delle Finanze. Valcov è accusato che nel periodo 2008-2009, quando era sindaco della città di Slatina (nel sud), avrebbe concesso in modo preferenziale opere pubbliche ad una certa ditta in cambio di tangenti pari a due milioni di euro. Inoltre, i procuratori affermano che con la sua promozione nell’amministrazione centrale, attraverso il mandato di senatore e l’assunzione del portafoglio delle Finanze, Valcov avrebbe portato con sè anche le abitudini acquisite come sindaco. Ed hanno aperto un nuovo fascicolo nei suoi confronti, accompagnato da una nuova richiesta di fermo e custodia cautelare.
Nello stesso giorno, la plenaria della Camera dei Deputati ha dato il via libera a ciò che sembra diventare una richiesta tipica della Direzione Nazionale Anticorruzione. Il protagonista è, questa volta, il liberale Theodor Nicolescu, accusato di implicazione nella restituzione di proprietà sopravalutate. Nello stesso fascicolo, con danni al budget dello stato pari a 75 milioni di euro, è stato già arrestato l’ex capo dell’Agenzia Nazionale per l’Integrità, Horia Georgescu.
(traduzione di Adina Vasile)