Quali soluzioni per i crediti in franchi svizzeri?
Normali sui mercati valutari, le fluttuazioni sono analizzate però con massima attenzione nel caso di evoluzioni repentine. Com’è successo all’inizio dell’anno con il franco svizzero e ultimamente con il dollaro americano. Quali sono le spiegazioni e soprattutto quali le conseguenze? Chi ne guadagna e chi ne perde in Romania? A gennaio, la Banca Centrale della Svizzera ha rinunciato alla soglia minima valutaria della moneta nazionale rispetto all’euro, che ha difeso negli ultimi anni, e questa decisione ha portato il franco svizzero ad un livello vicino a quello della moneta europea, con un apprezzamento record, di quasi il 30%. La situazione ha provocato una forte preoccupazione facendo scendere in piazza i romeni con crediti in franchi svizzeri.
Corina Cristea, 19.03.2015, 13:18
Normali sui mercati valutari, le fluttuazioni sono analizzate però con massima attenzione nel caso di evoluzioni repentine. Com’è successo all’inizio dell’anno con il franco svizzero e ultimamente con il dollaro americano. Quali sono le spiegazioni e soprattutto quali le conseguenze? Chi ne guadagna e chi ne perde in Romania? A gennaio, la Banca Centrale della Svizzera ha rinunciato alla soglia minima valutaria della moneta nazionale rispetto all’euro, che ha difeso negli ultimi anni, e questa decisione ha portato il franco svizzero ad un livello vicino a quello della moneta europea, con un apprezzamento record, di quasi il 30%. La situazione ha provocato una forte preoccupazione facendo scendere in piazza i romeni con crediti in franchi svizzeri.
Attratti nel periodo di boom dei crediti, ben 8 anni fa, dalla stabilità del franco svizzero, ma soprattutto dagli interessi minori rispetto all’euro o al dollaro, decine di migliaia di romeni hanno optato per i prestiti in franchi svizzeri, e adesso si sono trovati nella situazione di non poter pagare più e hanno chiesto allo stato di intervenire. Sono state fatte diverse proposte, tra cui la conversione in lei dei crediti, ad un tasso di cambio vicino a quello al quale sono stati conclusi la maggior parte dei contratti, o il prolungamento del periodo di rimborso dei crediti.
Questa settimana, il Governo ha discusso in prima lettura un ddl sulla conversione in lei dei crediti in valuta. Le banche dovrebbero offrire una riduzione del 15% sul valore del credito in lei risultato in seguito alla conversione, mentre lo stato dovrebbe assicurare garanzie per la metà della somma da pagare. Il progetto riguarda i contraenti di crediti ipotecari o immobiliari con ritardi nei pagamenti inferiori ai 60 giorni e un reddito netto di al massimo 3000 lei (pari a 670 euro).
Il progetto si è trovato sull’agenda della seduta di governo come ordinanza d’urgenza e, su richiesta del premier, è stato trasformato in ddl. Se l’apprezzamento brusco e consistente del franco svizzero è stato la sopresa valutaria dell’inizio danno, ultimamente anche il dollaro ha registrato un forte apprezzamento rispetto al leu, la moneta romena. Ciò si deve principalmente al rafforzamento del dollaro rispetto all’euro, in seguito alla crescita economica maggiore degli Usa e alle attese degli investitori su una crescita del tasso d’interesse da parte della Riserva Federale — la Banca Centrale americana. Questa ha fatto, ieri, un ulteriore passo verso il primo aumento del tasso d’interesse di riferimento dopo il 2006, ma in concomitanza ha fatto previsioni peggiori sulla crescita e il tasso inflazionistico. In un comunicato trasmesso al termine della riunione sulla politica monetaria, la Banca Centrale statunitense ha rinunciato alla promessa di avere pazienza prima di decidere l’aumento del costo del credito, il che, stando agli analisti, significa che nei prossimi mesi negli Usa è possibile l’aumento del tasso d’interesse di riferimento.
(traduzione di Adina Vasile)