Economia: le conclusioni della missione FMI a Bucarest
Negli ultimi anni, in piena crisi economica e anche dopo, i finanziatori esterni della Romania — il FMI, la Banca Mondiale e la Commissione Europea — hanno avuto una parola forte da dire nelle riforme promosse dai governi succedutisi a Bucarest. Non sono pochi gli analisti a sostenere che, in mancanza degli impegni assunti davanti ai finanziatori esterni, molte delle misure altrettanto necessarie e impopolari non si sarebbero concretate.
Florentin Căpitănescu, 10.02.2015, 13:27
Negli ultimi anni, in piena crisi economica e anche dopo, i finanziatori esterni della Romania — il FMI, la Banca Mondiale e la Commissione Europea — hanno avuto una parola forte da dire nelle riforme promosse dai governi succedutisi a Bucarest. Non sono pochi gli analisti a sostenere che, in mancanza degli impegni assunti davanti ai finanziatori esterni, molte delle misure altrettanto necessarie e impopolari non si sarebbero concretate.
Si sono verificate, però, anche delle situazioni in cui le parti non hanno raggiunto un denominatore comune. E’ anche il caso della missione che si è conclusa martedì. Il compromesso non è stato possibile, almeno per ora, per quanto riguarda la liberalizzazione delle tariffe per il gas e la privatizzazione di alcune compagnie energetiche, misure richieste con insistenza dal FMI, ma bocciate con risolutezza dal governo di sinistra. Il premier Victor Ponta ha dichiarato che la liberalizzazione porterebbe un’impennata delle tariffe al gas sia per la popolazione che per le imprese.
“La sollecitazione della delegazione della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale riguardava una crescita abbastanza repentina, dal 1 aprile, dai 53,3 lei al megawatt ai 62, una crescita che noi riteniamo insostenibile. Il secondo punto che non abbiamo concordato riguarda le due compagnie che abbiamo ancora: la Compagnia Nazionale Hunedoara e la Compagnia Oltenia. La sollecitazione della Commissione Europea, del FMI e della Banca Mondiale era quella di ristrutturazioni massicce e radicali, che dal nostro punto di vista non salvano l’industria che genera energia a base di carbone e i posti di lavoro, bensì praticamente spingono verso una spirale che entro qualche anno porterà all’indebolimento notevole di questo settore in Romania”, ha detto il premier.
La missione si è conclusa senza la consueta lettera d’intenti e i colloqui sui due temi in sospeso saranno ripresi ad aprile. “L’accordo in sè resta in vigore. Il fatto che non viene firmata una lettera d’intenti significa una sospensione temporanea, finchè gli esperti del governo e quelli delle istituzioni internazionali si metteranno d’accordo sui problemi che non sono stati armonizzati nel corso di questa missione”, ha dichiarato il presidente della Commissione bilancio-finanze della Camera, Viorel Stefan.
Dall’opposizione, i liberali considerano un fallimento i negoziati con il FMI. “Il FMI ci dice che l’attuale governo non ha fatto nulla di quanto si era impegnato, mentre il governo ci dice che tutto è rosa. Quindi, siamo in una situaione delicata, in un’impasse. E’ un’incertezza anche per l’ambiente d’affari”, ha dichiarato il deputato liberale Gheorghe Ialomitianu, ex ministro delle Finanze.
L’attuale accordo di tipo preventivo tra la Romania e il FMI ha un valore di due miliardi di euro, ma finora le autorità non hanno fatto uso dei fondi.