Charlie Hebdo: mobilitazione contro il terrorismo
Non abbiamo paura! Questo rimane il più forte messaggio della gigatnesca marcia contro il terrorismo organizzta domenica a Parigi. Circa due milioni di persone nella capitale, altri oltre due milioni in città francesi di provincia, centinaia di migliaia nel resto del continente — l’Europa si è mobilitata per ribadire i valori fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libertà di espressione.
Bogdan Matei, 12.01.2015, 12:14
Non abbiamo paura! Questo rimane il più forte messaggio della gigatnesca marcia contro il terrorismo organizzta domenica a Parigi. Circa due milioni di persone nella capitale, altri oltre due milioni in città francesi di provincia, centinaia di migliaia nel resto del continente — l’Europa si è mobilitata per ribadire i valori fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libertà di espressione.
Francofila per tradizione, membro del movimento francofono, legata alla Francia da un partenariato privilegiato, la Romania è rimasta scioccata dalla strage di Parigi, dove 17 persone sono rimaste uccise e 20 ferite da tre fanatici religiosi. Giornalisti satirici, clienti di un negozio kosher, poliziotti, le vittime sono emblematiche per quello che odiano gli islamici che tentano di importare la jihad in Europa.
Domani il target potrebbe essere qualsiasi di noi, poichè il terrore e l’odio non hanno limiti. Il messaggio di solidarietà della Romania con la Francia insanguinata è stato portato dal nuovo presidente Klaus Iohannis, presente alla marcia accanto a decine di capi di stato e di governo dell’intero mondo.
“Non è stata solo una marcia di solidarietà dei francesi, bensì una marcia della solidarietà internazionale, se si può dire così, un segno della nostra risolutezza di lottare contro il terrorismo e contro l’estremismo di qualsiasi tipo. Non hanno partecipato solo degli europei. Non hanno partecipato solo dei cristiani, ma anche musulmani, ebrei, atei, agnostici. Sono stati rappresentati gli stati arabi. Sono venuti alti rappresentanti d’Israele, tutti preoccupati dell’offensiva del terrorismo e dell’estremismo di qualsiasi tipo”, ha dichiarato il presidente romeno.
La solidarietà, la preoccupazione, l’orrore sono condivisi dall’intero mondo civilizzato. Ma non esiste un punto di vista unanime sulla molla di questi attacchi, neanche sulle soluzioni volte a evitare nuovi giorni del terrore a Parigi o altrove.
Al di là della compassione, profondamente umana, nei confronti dei vignettisti uccisi e i lori prossimi, non tutto il mondo abbraccia lo slogan “Je suis Charlie”, diventato virale su internet. Poichè non condivide l’umorismo discutibile di questa pubblicazione, fino a poco fa marginale in Francia, che ha fatto bandiera del ledere qualsiasi sensibilità religiosa.
Poi, anche se celebre per la professionalità dei suoi poliziotti, la Francia è apparsa come colta di sorpresa e, per ore, impotente davanti a tre scellerati, contro i quali ha dovuto mobilitare 80.000 uomini armati.
Infine, resta il dilemma fondamentale del gap che separa l’Occidente da una parte dei propri abitanti, la cui integrazione è drammaticamente fallita. A Parigi non ha seminato la morte un commando jihadista giunto dai deserti dell’Africa o del Medio Oriente. Due dei tre criminali erano fratelli – nati, cresciuti ed educati in una società occidentale.