Charlie Hebdo: solidarietà e unità contro il terrorismo
“Je suis Charlie”, “Nous sommes tous Charlie” sono diventati il leitmotiv degli ultimi giorni segnati da stupore e rivolta verso un gesto inqualificabile: l’uccisione a sangue freddo di gente che aveva fatto del giornalismo satirico una passione e un mestiere.
Roxana Vasile, 09.01.2015, 12:58
La Romania — francofona e francofila — si è affiancata, già dalle prime ore dopo l’attentato alla sede della pubblicazione Charlie Hebdo al coro mondiale di coloro che condannano il terrorismo e tutti gli atti di violenza contro la libertà di espressione.
Giovedì, il presidente Klaus Iohannis, il premier Victor Ponta, altre autorità dello stato romeno hanno firmato nel libro delle condoglianze aperto dall’Ambasciata francese a Bucarest.
“Innanzitutto, desidero trasmettere la solidarietà del governo della Romania, dei romeni, alle famiglie di coloro che hanno perso i propri cari. Inoltre, voglio esprimere il nostro sdegno nei confronti di gesti e azioni criminali che non possono essere scusate o non possono essere giustificate di nessuna maniera. Ho trasmesso e trasmetto la convinzione della Romania di combattere, accanto alla Francia, accanto a tutti i Paesi del mondo democratico e civilizzato, affinchè nel futuro l’intolleranza, il terrorismo, questi atti inumani possano essere prevenuti e, sicuramente, puniti allorquando avvengono”, ha dichiarato il premier Victor Ponta.
Per firmare nel libro delle condoglianze, ma anche per deporre fiori e candele, all’Ambasciata di Francia è venuta tanta gente, per esprimere la solidarietà alle famiglie degli uccisi nell’attacco terroristico di Parigi. La compassione si è manifestata massicciamente anche su Facebook. Anche il presidente Klaus Iohannis ha cambiato l’immagine di profilo della sua pagina con il quadrato nero con la scritta “Je suis Charlie”.
A Cluj-Napoca, nell’ovest della Romania, dove esiste la più grande comunità accademica francese dell’Europa centro-orientale, giovedì sera è stata organizzata una marcia in memoriam cui hanno partecipato, oltre agli studenti francesi, giornalisti romeni e rappresentanti della società civile.
Non possono essere ignorati i circa 70.000 musulmani di Romania, di cui il 98% vive nel sud-est del Paese e praticano pacificamente la propria religione da oltre 500 anni. A loro nome, il mufti Muurat Iusuf ha trasmesso una lettera di cordoglio all’Ambasciata di Francia.
“Tutti gli eventi tragici che si svolgono con una grandissima crudeltà non hanno nessun legame con la religione islamica, e coloro che la provocano non possono essere riconosciuti come fratelli di confessione musulmana”, si legge nella lettera.
Non dobbiamo dimenticare che una delle vittime degli attentatori di Parigi — il poliziotto caduto a terra e soppresso meschinamente, in piena strada, era musulmano. Perciò, per alcuni, il messaggio di questi giorni è “Je suis Charlie et Ahmed”. E’ il loro modo di dire chiaramente no a qualsiasi amalgama tra i radicali islamici e i musulmani.