Corruzione: nuove azioni in Romania
Creata quasi un decennio fa come avamposto nella lotta a quello che sembra essere la malattia incurabile dell’amministrazione romena, la Direzione Nazionale Anticorruzione è senz’altro un enorme guadagno istituzionale. Se prima era percepita come un’entità quasi inutile, che amministra in modo deficitario i fascicoli aperti, comunque pochi, la DNA è riuscita negli ultimi 2-3 anni a chiudere la bocca ai suoi contestatari.
Florentin Căpitănescu, 08.12.2014, 12:51
Creata quasi un decennio fa come avamposto nella lotta a quello che sembra essere la malattia incurabile dell’amministrazione romena, la Direzione Nazionale Anticorruzione è senz’altro un enorme guadagno istituzionale. Se prima era percepita come un’entità quasi inutile, che amministra in modo deficitario i fascicoli aperti, comunque pochi, la DNA è riuscita negli ultimi 2-3 anni a chiudere la bocca ai suoi contestatari.
Il fatto di essersi messa a setacciare l’amministrazione, fino ai piani superiori, e di aver registrato vittorie memorabili nei tribunali, come quella davanti a un ex premier, il socialdemocratico Adrian Nastase, le hanno creato l’immagine di un’istituzione capace di portare a galla tutti i funzionari corrotti. Senza eccezione.
L’ultimo politico di spicco preso nella rete dei procuratori anticorruzione è il presidente del Consiglio provinciale di Buzau, Cristinel Bigiu, in custodia cautelare per 30 giorni per aver intascato tangenti. Egli è stato colto in flagrante, mentre prendeva 50.000 lei (circa 11.000 euro) da un imprenditore al quale aveva facilitato un contratto con pubblico denaro, senza gara d’appalto.
Nello stesso fascicolo è stato fermato anche il figlioccio di Bigiu, accusato a sua volta di complicità nella presa di tangenti, in quanto ha intermediato la transazione. Eppure, il caso costruito dai procuratori anticorruzione per il nome del presidente del Consiglio provinciale di Buzau è lungi dall’entrare nel capitolo dei fermi clamorosi.
Esso viene piuttosto a seguire i grandi dossier esplosi negli ultimi mesi e che danno veramente la misura dell’efficacia della DNA, da una parte, ma anche della diffusione della peste — la corruzione — dall’altra. Ad esempio, nel dossier Microsoft sono indagati ben 9 ex ministri di governi diversi, e imprenditori con patrimonio a molti zeri. I procuratori sostengono che il pregiudizio, stimato a decine di milioni di euro, si è nascosto dietro a contratti con licenze IT, destinate al sistema educativo.
Decine di milioni di euro sarebbe il buco provocato al budget anche nel dossier in cui è stata fermata Alina Bica, capo della Direzione per l’investigazione dei reati di criminalità organizzata e terrorismo, e in cui è indagato anche il deputato Marko Attila. La Bica viene accusata che, nel 2011, quando era segretario di stato al Ministero della Giustizia e membro di una commissione incaricata alla restituzione di terreni, avrebbe agevolato il pagamento di risarcimenti sopravvalutati per un terreno alla periferia della capitale.
Simili dossier, con nomi importanti e in cui sono veicolate somme inebrianti, sono mancati alla giustizia negli ultimi 25 anni, dopo che la Romania ha detto addio al comunismo. Eppure, meglio tardi che mai, poichè alla Romania mancano tante cose, però non anche i corrotti. In tutti i campi, a tutti i livelli.