Corruzione: custodia cautelare per capo Direzione contrasto criminalità organizzata
Ironia della sorte o meno, Alina Bica, procuratore romeno incaricato a contrastare la criminalità organizzata, è in custodia cautelare con l’accusa di corruzione. La sua ascesa e il suo declino professionale sono paragonabili a quelli di un personaggio da romanzo.
Roxana Vasile, 24.11.2014, 13:53
Nel 1996, era procuratore presso la Procura del Tribunale di Sfantu-Gheorghe, piccola città di provincia della Romania centrale. Quattro anni più tardi arrivava, sempre in Transilvania, alla Procura del Tribunale di Brasov, e dopo altri quattri giungeva nella capitale.
A Bucarest, Alina Bica attivava presso la Procura dell’Alta Corte di Cassazione — Sezione Inchieste Penali e Criminalistica e successivamente al Servizio indipendente per il constrasto alla grande criminalità economico-finanziaria.
Segretario di stato al Ministero della Giustizia nel mandato del ministro democratico-liberale Catalin Predoiu, a maggio 2013 Alina Bica è stata nominata alla guida della Direzione per l’investigazione dei reati di criminalità organizzata e terrorismo, su proposta del premier di sinistra Victor Ponta, che in quel momento era anche ministro della Giustizia ad interim.
Circa un anno e mezzo dopo la nomina, la Bica, procuratore capo della Direzione per l’investigazione dei reati di criminalità organizzata e terrorismo, si è dimessa sullo sfondo delle indagini alle quali è sottoposta in uno dei più clamorosi dossier di corruzione del momento portati a galla nello spazio pubblico. Il gesto ha fatto seguito al suo arresto preventivo per 30 giorni.
Inoltre, la sezione procuratori del Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso anche la sua sospensione dall’incarico di procuratore-magistrato. Alina Bica è accusata che, nel 2011, quando era segretario di stato alla Giustizia e, in questa veste, anche membro di una commissione incaricata alla restituzione di terreni, avrebbe abusato dell’incarico e avrebbe approvato il pagamento di risarcimenti sopravvalutati.
Precisamente, la Bica e gli altri membri della commissione avrebbero accettato di pagare a un imprenditore l’equivalente di circa 84 milioni di euro, rappresentando risarcimenti per un terreno a Bucarest, anche se, in realtà, il terreno valeva molto meno. Stando agli inquirenti anticorruzione, il pregiudizio supera i 60 milioni di euro.
I tentacoli dell’affare non si fermano qui. Nello stesso fascicolo appare il nome dell’imprenditore Dorin Cocos, l’ex marito del leader del Partito del Movimento Popolare, Elena Udrea, candidata quest’anno alle elezioni presidenziali.
In un messaggio su Facebook, la Udrea sostiene di non essere coinvolta in nessuna maniera nel fascicolo delle restituzioni sopravvalutate riguardanti l’ex marito. Dorin Cocos avrebbe sollecitato 10 milioni di euro per intervenire presso fattori decisionali dell’Autorità Nazionale per la restituzione delle Proprietà, per risolvere la domanda di risarcimenti incriminata. Elena Udrea non può dire nulla neanche delle azioni di Alina Nica, alla quale è legata da un’amicizia di notorietà.