Giustizia: indagato procuratore capo
Negli ultimi 2-3 anni, la Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA), con la valanga di fascicoli aperti, molti conclusi con pene detentive, è riuscita ad incutere la certezza che nessuno, a prescindere dall’incarico ricoperto, dall’appartenenza politica o dalla sua influenza, è al di sopra della legge. Come argomento in più, per la prima volta nella storia giudiziaria della Romania post-comunista, è stata avviata un’indagine nei confronti di un procuratore capo. Il capo della Direzione d’Investigazione dei Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo, del resto, una struttura molto apprezzata, Alina Bica, è stato fermato in un fascicolo in cui è accusato dalla DNA di abuso d’ufficio. Il reato sarebbe stato compiuto nel periodo in cui la Bica era sottosegretario di stato al Ministero della Giustizia e membro di una commissione che si occupava di restituzioni di terreni. Il capo della Direzione d’Investigazione dei Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo è accusato che, nel 2011, assieme a due colleghi di commissione, anche loro indagati, avrebbe agevolato il pagamento di risarcimenti sopravalutati per un terreno di 13 ettari alla periferia della capitale Bucarest. I danni allo stato sarebbero di oltre 62 milioni di euro.
Florentin Căpitănescu, 21.11.2014, 15:00
D’altra parte, la Corte Suprema ha dato il via libera alla richiesta dei procuratori anticorruzione di custodia cautelare per 30 giorni del deputato del Partito Socialdemocratico (partner al governo), Ioan Adam. Il deputato è implicato in un fascicolo sulla restituzione illegale di terreni, con danni allo stato stimati ad oltre 300 milioni di euro. Inoltre, il Tribunale Supremo ha deciso che il deputato del Partito Conservatore (partner al governo), Ion Dinita, sia indagato in libertà, sotto controllo giudiziario. Dinita è sospettato che, contro la legge, avrebbe beneficiato di contratti con soldi pubblici, nella provincia di Brasov (nel centro). Nel suo caso, i danni stimati dalla DNA sono di oltre 7 milioni di euro.
Le due decisioni della Corte Suprema non sono definitive. I tre fascicolo non portano, tuttavia, niente di nuovo nel paesaggio giuridico romeno, in quanto i protagonisti delle indagini, membri dell’amministrazione centrale, e le tecniche adoperate per rubare dai soldi pubblici — transazioni fondiarie sopravalutate, restituzioni illegali e contratti preferenziali — rappresentano casi di corruzione già classici. Come lo dimostrano anche i ben 4.800 fascicoli pendenti aperti dalla DNA, cifra confermata dal procuratore capo dell’istituzione, Laura Codruta Kovesi.
(traduzione di Adina Vasile)