Presidenziali: indagine su organizzazione voto all’estero
Apparentemente un errore amministrativo, l’organizzazione deficiente del processo elettorale per i romeni all’estero alle presidenziali di questo mese è diventata scandalo mediatico, poi battaglia politica e, da ieri, causa penale. La Procura Generale ha annunciato di aver avviato l’indagine penale sul modo in cui le autorità abilitate hanno assicurato alle recenti presidenziali il diritto di voto per i romeni all’estero. I procuratori hanno avviato l’indagine dopo aver ricevuto segnalazioni che, sia lo scorso 2 novembre, al primo turno delle presidenziali, che il 16 novembre, al turno di ballottaggio, migliaia di romeni non hanno potuto votare nonostante abbiano fatto la fila per ore. L’umiliazione e la frustrazione si sono fatte sentire visibilimente a Parigi e Torino, dove le forze dell’ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i romeni che hanno protestato perchè non sono riusciti a votare. Il procuratore generale, Tiberiu Nitu, ha annunciato che l’inchiesta è stata aperta in seguito alle querele penali contro un presunto abuso d’ufficio e una presunta ostacolazione del diritto di voto da parte di ministri e funzionari dello stato.
Bogdan Matei, 21.11.2014, 13:58
Apparentemente un errore amministrativo, l’organizzazione deficiente del processo elettorale per i romeni all’estero alle presidenziali di questo mese è diventata scandalo mediatico, poi battaglia politica e, da ieri, causa penale. La Procura Generale ha annunciato di aver avviato l’indagine penale sul modo in cui le autorità abilitate hanno assicurato alle recenti presidenziali il diritto di voto per i romeni all’estero. I procuratori hanno avviato l’indagine dopo aver ricevuto segnalazioni che, sia lo scorso 2 novembre, al primo turno delle presidenziali, che il 16 novembre, al turno di ballottaggio, migliaia di romeni non hanno potuto votare nonostante abbiano fatto la fila per ore. L’umiliazione e la frustrazione si sono fatte sentire visibilimente a Parigi e Torino, dove le forze dell’ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i romeni che hanno protestato perchè non sono riusciti a votare. Il procuratore generale, Tiberiu Nitu, ha annunciato che l’inchiesta è stata aperta in seguito alle querele penali contro un presunto abuso d’ufficio e una presunta ostacolazione del diritto di voto da parte di ministri e funzionari dello stato.
“È stata avviata un’indagine penale sul fatto e sono state sollecitate informazioni da altre autorità e l’indagine continua. Continuano ad arrivare moltissime segnalazioni sul primo turno. Le segnalazioni sono dirette contro i ministri, contro coloro che, nell’opinione dei querelanti, hanno avuto responsabilità nell’organizzazione delle elezioni”, ha spiegato Nitu.
In seguito allo scandalo provocato dal voto all’estero, la Romania è diventata il Paese con tre ministri degli Esteri nel giro di un mese. Il ministro Titus Corlatean si è dimesso ad una settimana dal primo turno, e il suo successore, Teodor Melescanu, a due giorni dal secondo turno. Ambo hanno accusato la legislazione carente, che esclude il voto elettronico o per corrispondenza e la possibilità di aprire nuovi seggi elettorali tra i due turni. Nella strana polemica tra istituzioni, i comunicati dell’Ufficio Elettorale Centrale hanno precisato che, infatti, non esistono ostacoli legali all’aumento del numero di seggi. Mentre il presidente dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, Livia Stanciu, ha sottolineato, ieri, che le autorità potevano emanare un’ordinanza d’urgenza per aumentare il loro numero all’estero, e, da cittadino, si è pronunciata per una verifica su questo tema.
Dal punto di vista politico, gli analisti affermano che i problemi con il voto all’estero hanno avuto un enorme impatto sui romeni nel Paese, segnando l’esito finale delle presidenziali. Per ciascun romeno che non è riuscito a votare all’estero, affermano loro, sono andati alle urne 4-5 in patria — tra parenti, amici ed ex colleghi.
(traduzione di Adina Vasile)