Moldova-Ue: Chisinau – tra Est e Ovest
Fra breve, il 27 giugno, la Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania) firmerà gli Accordi di Associazione e Libero Scambio con l’Ue, una forma di riconoscimento, da parte di Bruxelles, dell’impegno pro-occidentale dell’attuale amministrazione di Chisinau. La partita non si è però conclusa, nè politicamente, nè geopoliticamente. Il viceministro russo degli Esteri, Grigori Karasin, si è recato a Chisinau per ciò che il portavoce del Ministero degli Esteri della Moldova, Ana Taban, ha chiamato discussioni su un’ampia gamma di argomenti. Tra cui lo sviluppo del dialogo politico, la cooperazione in campo commerciale e umanitario, e la situazione nella regione separatista pro-russa Transnistria. Gli analisti affermano però che, infatti, Karasin si è recato a Chisinau per preparare la visita del suo capo, Serghei Lavrov, che cercherà nuovamente di convincere la Moldova a rinunciare al suo iter verso Ovest.
Bogdan Matei, 10.06.2014, 15:52
Alla vigilia della visita, il viceministro russo ha già dichiarato che la firma dell’accordo con l’Ue avrà un’influenza negativa sulle relazioni moldavo-russe. Anche l’ambasciatore russo a Chisinau, Farit Muhametsin, crede che l’accordo determinerà un cambiamento delle relazioni tra Mosca e Chisinau e avrà un impatto negativo sull’interscambio commerciale. Anticipando simili affermazioni, il vicepremier moldavo Valeriu Lazar precisava che la Moldova è interessata a mantenere la cooperazione commerciale ed economica con la Russia anche dopo la firma dell’Accordo di Associzione all’Ue. Queste dichiarazioni lasciano trasparire facilmente le angosce delle parti. Per la Russia, l’uscita definitiva dalla sua orbita di un’altra delle sue ex colonie è difficilmente digeribile. Contro il ravvicinamento della Moldova all’Ue lavorano, assieme o individualmente, ma telecomandati da Mosca, anche i secessionisti della Transnistria e i partiti russofili all’opposizione in Moldova, che si dichiarano legittimi invocando sondaggi, stando ai quali oltre il 40% dei cittadini — allogeni oppure autoctoni, nostalgici dell’epoca sovietica — preferirebbero l’Unione Doganale controllata dalla Russia.
Comunisti, socialisti o di estrema sinistra, i leader di questi partiti fanno tutti dichiarazioni ostili a Bruxelles, determinando l’analista Oazu Nantoi ad affermare che, se i russi compariressero a Chisinau, come in Crimea, metà del Parlamento darebbe loro il benvenuto. Per la Moldova, al di là del desiderio autentico d’integrazione europea degli attuali governanti e dei settori attivi e dinamici della società, permane la dipendenza dai gas russi e le centinaia di migliaia di cittadini che hanno potuto trovare impiego solo sul mercato russo del lavoro. Per l’Europa, quindi, la partita di scacchi a Chisinau è solo alle prime mosse.