Politica: riconfigurazioni prima delle presidenziali
Dopo le recenti europee, i partiti politici romeni, principalmente quelli parlamentari, cercano di riassestarsi o di trovare nuove rotte verso il successo elettorale. Il più attivo risulta il Partito Nazional-liberale (l’opposizione di centro-destra), nel caso del quale la percentuale ottenuta alle europee, il 15%, sotto il target prefisso, ha intorbidato le acque al suo interno. Il presidente liberale, Crin Antonescu, ha rinunciato alla leadership del partito e alla candidatura alle presidenziali, aprendo la strada ai negoziati per un’intesa con il Partito Democratico-liberale (sempre l’opposizione di centro-destra), su cui si dice che potrebbe diventare una fusione.
Florentin Căpitănescu, 03.06.2014, 13:41
Dopo le recenti europee, i partiti politici romeni, principalmente quelli parlamentari, cercano di riassestarsi o di trovare nuove rotte verso il successo elettorale. Il più attivo risulta il Partito Nazional-liberale (l’opposizione di centro-destra), nel caso del quale la percentuale ottenuta alle europee, il 15%, sotto il target prefisso, ha intorbidato le acque al suo interno. Il presidente liberale, Crin Antonescu, ha rinunciato alla leadership del partito e alla candidatura alle presidenziali, aprendo la strada ai negoziati per un’intesa con il Partito Democratico-liberale (sempre l’opposizione di centro-destra), su cui si dice che potrebbe diventare una fusione.
Se i leader dei due grandi partiti raggiungeranno un’intesa, ritengono gli analisti, la tanto invocata unificazione della destra — altrimenti, frantumata in una moltitudine di partiti — comincia a delinearsi. Come risposta, arrivata quasi subito, l’alleanza di sinistra Partito Socialdemocratico-Unione Nazionale per il Progresso della Romania-Partito Conservatore (partner al governo), la principale forza politica nel Paese, ha annunciato, proprio attraverso il premier socialdemocratico Victor Ponta, che inizierà la collaborazione, per ora, solo su piano locale, con il Partito del Popolo-Dan Diaconescu (l’opposizione populista).
“Quasi in tutte le province la maggioranza sarà rappresentata dal Partito Nazional-liberale e dal Partito Democratico-liberale e, data questa situazione, certo che cercheremo, nella misura del possibile, anche nell’opposizione, di non essere soli, e possiamo, ovviamente, discutere anche nel territorio con gli esponenti del Partito del Popolo-Dan Diaconescu, perchè essi fanno parte dei consigli provinciali. E questa è la situazione, saremo all’opposizione a livello locale”, ha affermato Ponta.
La collaborazione, pensano gli osservatori, è l’espressione dell’irrequietudine provocata nel Partito Socialdemcoratico dalla notizia sulla possibile unificazione della destra, cui si aggiunge anche l’esito delle europee. I 37 punti percentuali ottenuti dall’alleanza Psd-Unpr-Pc le hanno assicurato la vittoria, che però non è stata una trionfale, che facesse crollare le speranze della destra per le presidenziali del prossimo novembre. D’altra parte, ritengono gli stessi analisti, il partenariato con il Partito del Popolo-Dan Diaconescu, che, dopo il successo registrato alle politiche del 2012, continua a perdere terreno, è la prova che, in Romania, qualsiasi partito con una qualsiasi forza elettorale è frequentabile, a prescindere dai suoi leader, dall’orientamento ideologico o della sua storia. Nonostante le mosse che fanno, adesso, i partiti politici romeni, è molto difficile anticipare cosa succederà nei prossimi mesi, fino alle presidenziali. Ciò perchè il tempo ha dimostrato che, in Romania, i patti vengono sciolti da un giorno all’altro, le alleanze non hanno vita lunga, e i tradimenti e le diserzioni sono un modo normale di fare politica.