Lavoro: Cameron, migrazione romeni e bulgari ragionevole
Il Trattato di adesione di Romania e Bulgaria all’UE ha consentito ai Paesi fondatori e a quelli entrati a farne parte fino al 1 gennaio 2007 di applicare delle restrizioni temporanee al libero accesso dei romeni e dei bulgari sul mercato del lavoro, per preparare la piena libertà di circolazione della manodopera nello spazio comunitario.
Corina Cristea, 28.01.2014, 13:23
Il Trattato di adesione di Romania e Bulgaria all’UE ha consentito ai Paesi fondatori e a quelli entrati a farne parte fino al 1 gennaio 2007 di applicare delle restrizioni temporanee al libero accesso dei romeni e dei bulgari sul mercato del lavoro, per preparare la piena libertà di circolazione della manodopera nello spazio comunitario.
Nove stati — Austria, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Malta, Francia, Gran Bratagna, Irlanda e Spagna — hanno applicato le moratorie fino all’ultimo giorno dello scorso anno, quando scadeva irrevocabilmente il periodo che consentiva le misure transitorie.
Atteso con timore, soprattutto dai britannici, il 1 gennaio 2014 non ha portato per niente un’invasione di lavoratori da Romania e Bulgaria. Lo dice il premier David Cameron stesso, chiedendo allo stesso tempo ai parlamentari britannici di non mettere in pericolo i suoi piani volti a ridurre l’immigrazione.
Una parte dei deputati britannici si dichiarano preoccupati del numero dei neoarrivati a lungo termine e vogliono che il primo ministro includa nuove restrizioni in un ddl promosso dal Governo di Londra, che tornerà nei giorni prossimi nella Camera dei Comuni.
Oltre 70 parlamentari britannici propongono degli emendamenti volti ad estendere i controlli sul mercato della manodopera per romeni e bulgari fino al 2018.
Ammettendo di condividere la loro “frustrazione” relativa alla domanda di innasprire i controlli, Cameron spiega, però, di avere “le mani legate”, in quanto la Gran Bretagna ha già esteso le misure ransitorie al periodo massimo di 7 anni.
“Per quanto riguarda la Romania e la Bulgaria, abbiamo esteso i controlli di transizione dai 5 ai 7 anni. Quei 7 anni sono ormai passati e, in base alle regole attuali, la proroga non è consentita. Possiamo vedere che, dall’inizio dell’anno, la migrazione sembra essere a un livello ragionevole, e auspico di fare dei progressi nell’adozione della legge che contiene molti provvedimenti utili”, ha dichiarato il premier britannico.
La legge è volta a restringere l’accesso degli immigranti dei Paesi UE a prestazioni sociali e servizi pubblici e a facilitare il rimpatrio di coloro che violano la legge.
The Guardian scrive che i deputati conservatori all’opposizione sostengono che non si tratta di un tentativo di distruggere un ddl promosso da Cameron, bensì di una serie di emendamenti.
In realtà, sottolinea il corrispondente di Radio Romania a Londra, la disputa nasconde un conflitto interno di partito tra chi vorrebbe la Gran Bretagna fuori UE e chi la desidera dentro.