Schengen: Romania si prefigge adesione entro fine 2014
La Romania mira ad aderire, entro la fine di quest’anno, all’area Schengen e si prefigge come termine il mese di ottobre. Lo ha annunciato il presidente Traian Basescu durante un incontro, a Bruxelles, con il presidente del Consiglio Europeo, Herman van Rompuy.
Roxana Vasile, 17.01.2014, 14:41
La Romania mira ad aderire, entro la fine di quest’anno, all’area Schengen e si prefigge come termine il mese di ottobre. Lo ha annunciato il presidente Traian Basescu durante un incontro, a Bruxelles, con il presidente del Consiglio Europeo, Herman van Rompuy.
“È non solo un obiettivo del paese, ma anche un obiettivo personale, nel contesto in cui concluderò il mio mandato il 21 dicembre. Certo, date le evoluzioni interne e non solo, mi prefiggo come termine ultimo il mese di ottobre. A maggio si terranno le elezioni europee. È molto difficile entrare in un processo di negoziato con gli stati membri che esprimono ancora riserbi nei confronti dell’adesione della Romania, adesso, prima delle europee”, ha detto Basescu.
Schengen si pone come principale obiettivo il rafforzamento della sicurezza ai suoi confini esterni, non la libera circolazione, diritto di cui i romeni e i loro vicini bulgari godono sin dal 2007, con l’adesione dei loro Paesi all’Ue. Inoltre, dal 1 gennaio del 2014, i romeni e i bulgari possono lavorare in qualsiasi Paese Ue senza restrizioni, la libertà di circolazione essendo un diritto fondamentale dei cittadini dell’Unione, che non è negoziabile — come ritengono i rappresentanti delle principali famiglie politiche europee ed esponenti della Commissione Europea. E ciò, nel contesto di alcune speculazioni di una parte della stampa e di certi politici soprattutto da paesi dell’Europa occidentale sviluppati su una potenziale “invasione” di romeni e bulgari che — affermano loro — preferirebbero lasciare il proprio Paese solo per approfittare dei generosi sussidi sociali offerti da altri paesi. Sempre gli europei hanno il diritto alla libera circolazione, senza eccezioni — affermava, in risposta, categoricamente, Viviane Reding, la vicepresidente della CE.
“La libertà di circolazione è uno dei più importanti diritti dei cittadini europei e non è tema di negoziazione. I cittadini europei hanno però anche obblighi. Della libertà di movimento ci si può avvalere se uno vuole lavorare, studiare oppure andare in vacanza in un altro paese, ma non per ottenere illegalmente vantaggi sociali. Ma fermare la libera circolazione è contrario alle leggi europee, e la Commissione e il Parlamento Europeo non lo permetteranno”, ha detto la Reding.
Inoltre, le attuali legislazioni sulla libera circolazione, che includono l’accesso ai sussidi sociali, sono corrette ed eque. In un dibattito nel Parlamento Europeo, a prescindere dalla famiglia politica di appartenenza, eurodeputati dalla Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria si sono pronunciati per il rispetto di questo diritto fondamentale e hanno ammonito che un simile tipo di discorso, stando al quale i cittadini dei loro stati si stabilirebbero in altri paesi solo per approfittare dei sussidi sociali, è intollerabile. La libertà di circolazione reca un grande vantaggio ai Paesi in cui i cittadini circolano e si stabiliscono per lavorare. Di conseguenza, il Parlamento Europeo ha votato un risoluzione contro qualsiasi tendenza di limitare la libera circolazione dei lavoratori europei all’interno dell’Unione e si pronuncia per l’equo trattamento di tutti.