Transnistria: indignazione per abusi contro scuole con insegnamento in romeno
La linea di demarcazione tra il territorio controllato dalle autorità legittime di Chisinau e la regione separatista Transnistria (nellest della Moldova) comincia a diventare una frontiera tra civiltà. Mentre la Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania), aspirante all’adesione all’Ue, cerca di adottare e rispettare standard democratici europei, i separatisti restano aggrappati a pratiche sovietiche di violazione dei diritti elementari dell’uomo. Nel tentativo di allargare la rottura da Chisinau, essi non esitano, adesso, a ledere persino il diritto all’istruzione degli allievi delle scuole con insegnamento in romeno, nell’amministrazione delle autorità della Moldova. I conti del prestigioso liceo classico “Lucian Blaga” di Tiraspoli, capoluogo della regione separatista Transnistria, sono stati bloccati. La misura, ha ammonito il direttore del liceo, Ion Iovcev, minaccia di bloccare l’attività dell’istituzione.
Bogdan Matei, 17.01.2014, 13:43
La linea di demarcazione tra il territorio controllato dalle autorità legittime di Chisinau e la regione separatista Transnistria (nellest della Moldova) comincia a diventare una frontiera tra civiltà. Mentre la Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania), aspirante all’adesione all’Ue, cerca di adottare e rispettare standard democratici europei, i separatisti restano aggrappati a pratiche sovietiche di violazione dei diritti elementari dell’uomo. Nel tentativo di allargare la rottura da Chisinau, essi non esitano, adesso, a ledere persino il diritto all’istruzione degli allievi delle scuole con insegnamento in romeno, nell’amministrazione delle autorità della Moldova. I conti del prestigioso liceo classico “Lucian Blaga” di Tiraspoli, capoluogo della regione separatista Transnistria, sono stati bloccati. La misura, ha ammonito il direttore del liceo, Ion Iovcev, minaccia di bloccare l’attività dell’istituzione.
Lo scorso mese, il liceo era stato perquisito dai cosiddetti procuratori della Transnistria, e Iovcev e il suo vice erano stati interrogati. Sempre lo scorso mese, il leader separatista Evgheni Sevciuc ha minacciato che le scuole con insegnamento in romeno saranno chiuse se rifiutano di entrare sotto la giurisdizione della sua amministrazione. Le reazioni di indignazione sono state, praticamente, unanime. A Bucarest, il presidente romeno Traian Basescu ha affermato che “le azioni repressive e provocatorie nei confronti degli insegnanti, dei genitori e degli allievi lasciano trasparire la violazione dei diritti umani nella regione separatista”.
A Bruxelles, gli esponenti europei si dichiarano profondamente preoccupati per i recenti sviluppi in Transnistria e respingono fermamente i metodi con cui le autorità della regione separatista potrebbero ingerirsi nel processo educativo. Essi affermano che simili azioni unilaterali provocano tensioni e rendono difficili i negoziati per la soluzione del conflitto. Le reazioni tradiscono, oltre all’indignazione, anche perplessità. Gli abusi contro il liceo romeno di Tiraspoli avvengono in un momento in cui non poche voci presagivano un rilassamento della tensione.
L’iter europeo della Moldova può essere proficuo, affermani gli analisti, per il mondo d’affari e gli abitanti della Transnistria. Inoltre, il cambiamento al vertice nella regione separatista sembrava aver creato le premesse per un altro approccio. Due anni fa, Igor Smirnov, il leader della ribellione che, nel 1992, portò, dopo un conflitto armato con un bilancio di centinaia di morti, all’uscita della Transnistria dal controllo di Chisinau, era stato rimpiazzato dal relativamente giovane Sevciuk. E, non in ultimo, il premier moldavo, Iurie Leanca, aveva appena fatto ai separatisti un’offerta di larga autonomia, simile a quella di cui gode la Catalogna all’interno del territorio spagnolo.