Proteste: insegnanti in piazza a Bucarest
Centinaia sono scesi ieri in piazza a Bucarest per chiedere il 6% del Pil all’insegnamento, la modifica della normativa sull’istruzione nazionale, una legge salariale speciale, la deburocratizzazione, la spoliticizzazione del sistema pre-universitario e lo sblocco dei posti di lavoro.
Bogdan Matei, 05.11.2013, 13:47
Centinaia sono scesi ieri in piazza a Bucarest per chiedere il 6% del Pil all’insegnamento, la modifica della normativa sull’istruzione nazionale, una legge salariale speciale, la deburocratizzazione, la spoliticizzazione del sistema pre-universitario e lo sblocco dei posti di lavoro.
Dopo il comizio di ieri, i leader sindacali auspicano di portare in strada domani oltre 10.000 insegnanti, affermando che l’attuale governo dell’Unione social-liberale (centro-sinistra), insediato un anno e mezzo fa, ha avuto la più lunga pace sociale, e non si è attenuto alle promesse. La frustrazione più acuta sono i salari. Se gli insegnanti principianti intascano circa 200 euro al mese, quelli con anzianità di 40 ne ricevono 400.
La situazione è ancora peggiore negli ambienti rurali, dove lavora circa il 40% dei 350.000 dipendenti del sistema, di cui molti fanno una spola costosa e faticosa per insegnare in scuole non sufficientemente riscaldate e prive di condizioni materiali adeguate. Il ministro dell’Istruzione, Remus Pricopie, ammette che la posizione dei sindacati è giusta, però chiede pazienza, poichè il dicastero ha un calendario per risolvere i problemi.
Nei giorni scorsi, in piazza sono scesi a migliaia anche i medici, che vogliono lo stesso 6% del Pil al settore, il raddoppiamento dei salari per i medici residenti, una legislazione volta a proteggere l’indipendenza dei professionisti e l’autonomia degli ospedali. Anche i leader sindacali del settore ammoniscono che le proteste continueranno fino alla soluzione delle rivendicazioni e minacciano con lo sciopero generale che, pari al congelamento dell’anno scolastico, non sono plausibili.
I sindacalisti sanno bene che, a causa dei vincoli dell’accordo con il Fondo Monetario Internazionale, il Governo, quantunque volesse accontentare tutti, non può manifestare eccessi di generosità nei confronti di nessuno.