Comunismo: un altro boia a galla
A quasi 25 anni dal crollo del regime comunista, i nomi degli ex boia cominciano a diventare pubblici. Dopo aver denunciato di recente l’ex comandante del carcere di Ramnicu Sarat, l’88enne Alexandru Visinescu, l’Istituto per l’investigazione dei crimini del comunismo accusa di genocidio Ion Ficior (85 anni), ex capo dell’orrendo campo di concentramento di Periprava.
Florentin Căpitănescu, 19.09.2013, 13:24
A quasi 25 anni dal crollo del regime comunista, i nomi degli ex boia cominciano a diventare pubblici. Dopo aver denunciato di recente l’ex comandante del carcere di Ramnicu Sarat, l’88enne Alexandru Visinescu, l’Istituto per l’investigazione dei crimini del comunismo accusa di genocidio Ion Ficior (85 anni), ex capo dell’orrendo campo di concentramento di Periprava.
“Assicuro il partito che mi ha allevato ed educato che porterò avanti con maggiore perseveranza la lotta contro i nemici del nostro popolo operaio, nemici che colpirò senza pietà”. Era questo l’impegno assunto da Ficior, che, purtroppo, ha anche portato a termine.
L’Istituto per l’investigazione dei crimini del comunismo precisa nella requisitoria che, dal 1958 al 1963, Ficior ha imposto e coordinato un regime carcerario repressivo, abusivo, inumano e discrezionale contro i detenuti politici anticomunisti incarcerati a Periprava.
I metodi andavano dalla privazione di cibo e medicine a torture difficilmente immaginabili, applicate a 103 “contrarivoluzionari”, come venivano chiamati gli oppositori del regime.
Ficior è il secondo della lista di 35 ex boia comunisti ad essere denunciato dall’Istituto che, purtroppo, hanno beneficiato, anche dopo il crollo del regime, di sostanziose pensioni. Ad esempio, Ficior intasca ogni mese 5.100 lei (circa 1.200 euro), esattamente lo stipendio di un ministro in carica.
Consapevole di questa situazione assurda, il Governo di Bucarest tenta, secondo il principio del “meglio tardi che mai”, di imporre per legge dei risarcimenti che gli ex boia comunisti dovrebbero pagare alle proprie vittime.
Ufficialmente, il regime comunista e gli orrori che lo hanno accompagnato sono stati condannati dal capo dello stato Traian Basescu appena nel 2006, a 16 anni dal crollo.
D’altra parte, la condanna del regime non ha portato anche una legge sulla decomunistizzazione, volta a limitare o a bloccare l’accesso a cariche pubbliche a coloro che hanno fatto parte del sistema politico-repressivo comunista.
Per di più, neanche il celebre dossier della Rivoluzione, che avrebbe dovuto rinviare a giudizio i colpevoli dei sanguinosi eventi del 1989 non è stato portato a termine. A questo punto, diventa chiaro che la Romania, ormai membro dell’UE e della NATO, non ha finito i conti col proprio passato.