Costituzione: verso referendum su revisione
Il più probabilmente a inizio ottobre in Romania si terrà un referendum sulla revisione della Costituzione. Lo ha annunciato il premier romeno Victor Ponta. Nei prossimi mesi sono previsti dibattiti nell’ambito di un forum costituzionale, di cui faranno parte soggetti giuridici e costituzionali, ma anche ong con perizia nel settore. Adottata nel 1991 e rivista nel 2003, la Costituzione ha dimostrato, nel tempo, di contenere ambiguità e limiti che hanno intaccato l’equilibrio e la buona collaborazione tra le istituzioni dello stato. Il mondo politico, nel suo insieme, ma anche gli analisti politici, ammettono che ci siano molte cose da cambiare nella Legge fondamentale.
I principali obiettivi sarebbero di chiarire le attribuzioni del capo dello stato e i suoi rapporti con il Governo e il Parlamento, la struttura del Legislativo e lo statuto dei parlamentari. La maggioranza parlamentare dell’Unione Social-liberale, sufficiente, del resto, per imporre la propria variante di revisione, vede il futuro della Costituzione diversamente dall’Opposizione democratico-liberale. Se il Partito Democratico-liberale invoca, ad esempio, il referendum del 2009, quando i romeni hanno detto sì ad un Parlamento monocamerale, con soli 300 membri, l’Unione Social-liberale si pronuncia per il mantenimento di un Parlamento bicamerale, ma con attribuzioni distinte delle due Camere, e persino con modalità diverse di elezione.
Alla luce dell’esperienza di coabitazione difficile con il capo dello stato Traian Basescu, i social-liberali vogliono delimitare in un modo che non lasci spazio a nessuna intepretazione le prerogative presidenziali, affinchè il presidente si limiti ad essere un arbitro, senza poter intervenire nel gioco politico. Nella visione dell’Unione Social-liberale, la nuova Costituzione dovrebbe prevvedere che il partito con il maggior numero di seggi designi il premier, anzichè il capo dello stato, come succede attualmente. Per porre fine al trasformismo politico, l’Unione Social-liberale propone che un parlamentare perda il seggio se lascia il partito di cui è stato candidato. Dal canto suo, il Partito Democratico-liberale respinge l’idea di una repubblica parlamentare, desiderata dagli avversari social-liberali.
Nel dibattito e nella votazione sulla futura Costituzione un ruolo affatto trascurabile potrebbe essere quello dell’Unione Democratica Magiari di Romania, la quale desidera, come l’Unione Social-liberale, un Parlamento bicamerale, la limitazione delle attribuzioni presidenziali ed, eventualmente, l’elezione del presidente dal Legislativo. Un’altra cosa desiderata dall’Unione Magiari di Romania sarebbe l’eliminazione della parola “nazionale” dal primo articolo della Costituzione, il quale stipula che la Romania è uno stato nazionale, sovrano e indipendente, unitario e indivisibile. Su questo aspetto, però, il resto della classe politica romena dichiara fermamente che non c’è niente da negoziare.
Ştefan Stoica, 13.02.2013, 12:54
Il più probabilmente a inizio ottobre in Romania si terrà un referendum sulla revisione della Costituzione. Lo ha annunciato il premier romeno Victor Ponta. Nei prossimi mesi sono previsti dibattiti nell’ambito di un forum costituzionale, di cui faranno parte soggetti giuridici e costituzionali, ma anche ong con perizia nel settore. Adottata nel 1991 e rivista nel 2003, la Costituzione ha dimostrato, nel tempo, di contenere ambiguità e limiti che hanno intaccato l’equilibrio e la buona collaborazione tra le istituzioni dello stato. Il mondo politico, nel suo insieme, ma anche gli analisti politici, ammettono che ci siano molte cose da cambiare nella Legge fondamentale.
I principali obiettivi sarebbero di chiarire le attribuzioni del capo dello stato e i suoi rapporti con il Governo e il Parlamento, la struttura del Legislativo e lo statuto dei parlamentari. La maggioranza parlamentare dell’Unione Social-liberale, sufficiente, del resto, per imporre la propria variante di revisione, vede il futuro della Costituzione diversamente dall’Opposizione democratico-liberale. Se il Partito Democratico-liberale invoca, ad esempio, il referendum del 2009, quando i romeni hanno detto sì ad un Parlamento monocamerale, con soli 300 membri, l’Unione Social-liberale si pronuncia per il mantenimento di un Parlamento bicamerale, ma con attribuzioni distinte delle due Camere, e persino con modalità diverse di elezione.
Alla luce dell’esperienza di coabitazione difficile con il capo dello stato Traian Basescu, i social-liberali vogliono delimitare in un modo che non lasci spazio a nessuna intepretazione le prerogative presidenziali, affinchè il presidente si limiti ad essere un arbitro, senza poter intervenire nel gioco politico. Nella visione dell’Unione Social-liberale, la nuova Costituzione dovrebbe prevvedere che il partito con il maggior numero di seggi designi il premier, anzichè il capo dello stato, come succede attualmente. Per porre fine al trasformismo politico, l’Unione Social-liberale propone che un parlamentare perda il seggio se lascia il partito di cui è stato candidato. Dal canto suo, il Partito Democratico-liberale respinge l’idea di una repubblica parlamentare, desiderata dagli avversari social-liberali.
Nel dibattito e nella votazione sulla futura Costituzione un ruolo affatto trascurabile potrebbe essere quello dell’Unione Democratica Magiari di Romania, la quale desidera, come l’Unione Social-liberale, un Parlamento bicamerale, la limitazione delle attribuzioni presidenziali ed, eventualmente, l’elezione del presidente dal Legislativo. Un’altra cosa desiderata dall’Unione Magiari di Romania sarebbe l’eliminazione della parola “nazionale” dal primo articolo della Costituzione, il quale stipula che la Romania è uno stato nazionale, sovrano e indipendente, unitario e indivisibile. Su questo aspetto, però, il resto della classe politica romena dichiara fermamente che non c’è niente da negoziare.