Giustizia: reazioni al rapporto della CE
Il più recente rapporto della Commissione europea sui progressi in materia di riforma della giustizia in Romania, reso publico nei giorni scorsi, continua ad essere all’attenzione delle autorità di Bucarest. Il documento, in cui si legge che la Romania ha applicato solo una parte delle raccomandazioni della Commissione europea sullo stato di diritto, è stato discusso a Bruxelles dal presidente Josè Manuel Barroso col premier Victor Ponta.
Mihai Pelin, 05.02.2013, 13:08
Il più recente rapporto della Commissione europea sui progressi in materia di riforma della giustizia in Romania, reso publico nei giorni scorsi, continua ad essere all’attenzione delle autorità di Bucarest. Il documento, in cui si legge che la Romania ha applicato solo una parte delle raccomandazioni della Commissione europea sullo stato di diritto, è stato discusso a Bruxelles dal presidente Josè Manuel Barroso col premier Victor Ponta.
Il capo dell’esecutivo comunitario ha sollecitato alle autorità di Bucarest maggiori progressi nell’indipendenza della giustizia, e ha aggiunto che i ministri o i parlamentari romeni devono offrire un esempio e dimettersi dagli incarichi quando contro di loro vengono pronunciate sentenze di incompatibilità o quando sono accusati di corruzione. Da parte sua, il premier Ponta ha ribadito l’impegno del suo governo negli sforzi volti a migliorare il funzionamento dello stato di diritto.
Il rapporto della CE in materia di giustizia è corretto, ma profondamente politicizzato come reazioni, ha dichiarato il presidente Traian Basescu, sottolineando che l’approccio pubblico è stato spesso insincero, e suggerendo alla maggioranza di inviare alle istituzioni europee una lettera in cui impegnarsi che risolverà i problemi segnalati.
Invece, nella seduta plenaria del Parlamento europeo, gli eurodeputati liberali romeni Ramona Manescu e Cristian Busoi hanno dichiarato che la Commissione europea deve chiudere il monitoraggio della Romania tramite il Meccanismo di cooperazione e verifica sia subito, sia in un calendario chiaramente stabilito. Il motivo invocato è quello che il rapporto presenterebbe “inavvertenze e cose non vere” e “valutazioni soggettive, non conformi alla realtà”.
I due eurodeputati sono del parere che il meccanismo sia diventato uno strumento di pressioni, in quanto si è allontanato dal suo obiettivo tecnico per diventare politico all’80%. Il rapporto della CE rileva che, nonostante il ripristino del rispetto della Legge fondamentale e delle decisioni della Corte Costituzionale, ci sono ancora delle preoccupazioni sull’instabilità affrontata dalle istituzioni giudiziarie.
L’esecutivo comunitario ha avuto di nuovo parole di plauso per l’attività dell’Agenzia nazionale per l’integrità e la Direzione nazionale anticorruzione (Dna), e ha ricordato che, ultimamente, sono raddoppiate le condanne nei casi di corruzione. Il rapporto sottolinea anche quanto siano importanti le nomine di un procuratore generale e di nuovi dirigenti della Dna, che diano prova di indipendenza, integrità e professionalità. (trad. Iuliana Anghel)