Parlamento: in aula dopo le politiche del 9 dicembre
Corina Cristea, 21.01.2013, 14:56
Riaprono le aule del Parlamento romeno per i deputati e i senatori eletti alle politiche del 9 dicembre, che dovranno in primo luogo adottare il proprio budget. L’argomento ha scatenato dibattiti accesi, dal momento che sono previsti importanti tagli per rientrare nei limiti previsti dalla bozza della Finanziaria per il 2013.
Rispetto alla precedente legislatura, quella attuale conta un centinaio di deputati e senatori in più, che hanno vinto i seggi tramite la redistribuzione. Comunque, il premier Victor Ponta ha annunciato che, complessivamente, i fondi destinati all’attività del Parlamento rimarranno allo stesso livello, il che significa che ogni eletto riceverà soldi in meno.
Tra l’altro, sarà dimezzata a circa 900 euro l’indennità destinata all’alloggio dei parlamentari, che dovranno anche pagare dalla propria tasca le riparazioni delle auto di servizio. Sempre questa settimana dovrebbero essere votate anche le modifiche allo statuto dei deputati e dei senatori, tra cui alcuni chiarimenti legati ai conflitti d’interesse o all’immunità.
Il segretario dell’Ufficio permanente della Camera, Eugen Nicolicea, ha spiegato che le decisioni definitive sull’incompatibilità dei parlamentari non saranno più votate dal Senato o dalla Camera, però il mandato dovrebbe scadere per effetto della legge.
Inoltre, il nuovo statuto includerà, in prima, sanzioni per il parlamentare in situazione di conflitto d’interesse, come il divieto di partecipare alle sedute plenarie per sei mesi al massimo, periodo in cui non beneficierà di indennità o auto di servizio, ha aggiunto Nicolicea.
La revisione della Costituzione, volta a ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni dello stato, la modifica della legge elettorale al fine di prevenire la situazione attuale in cui il numero degli eletti è aumentato notevolmente in tempi di crisi, nonchè la regionalizzazione della Romania, sono altrettanti argomenti sull’agenda del nuovo Parlamento.
Il vicepremier Liviu Dragnea, che è anche ministro per lo Sviluppo, spiegava di recente che la regionalizzazione non avverrà in base a criteri etnici, bensì a quelli economici e di sviluppo. Il nuovo riassestamento territoriale, volto in primo luogo a ridurre i gap di sviluppo, prevede una divisione per otto regioni e dovrebbe essere ultimato entro la fine dell’anno. (trad. Iuliana Anghel)