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21.12.2017

Bucarest — Nel suo messaggio in occasione del 28/o anniversario della Rivoluzione, il presidente romeno Klaus Iohannis afferma che nel 1989 i romeni hanno chiesto Abbasso il comunismo!” e questo grido si sente anche oggi, come segnale ai politici che dimostrano in questi giorni di non voler staccarsi dai malcostumi del passato”. Difendere gli ideali della Rivoluzione romena significa difendere le istituzioni dello stato di diritto, i valori della libertà e della democrazia, nonchè rispettare il cittadino”, ha scritto il capo dello stato su una rete sociale, sottolineando che le investigazioni del fascicolo della Rivoluzione vanno ultimate, e i crimini e gli abusi del dicembre 1989 puniti. Il Parlamento romeno si è riunito oggi in una seduta solenne dedicata alla Rivoluzione. Manifestazioni commemorative in onore dei martiri del dicembre 1989 si sono svolte sempre oggi a Bucarest e in altre città del Paese. Dopo quattro giorni di proteste, iniziate a Timişoara il 16 dicembre 1989, che hanno provocato decine di morti e feriti, l’esercito si è schierato con la popolazione, e i rivoluzionari hanno gettato le basi della prima piattaforma politica democratica. Avviata dall’opposizione degli abitanti di Timişoara verso una misura abusiva delle autorità locali, la Rivoluzione è subito dilagata nell’intero Paese, raggiungendo l’apice il 22 dicembre con la fuga della coppia dittatoriale Nicolae ed Elena Ceauşescu. Dal 16 al 25 dicembre, oltre 1.000 persone sono rimaste morte e quasi 3.400 ferite. La Romania è stata l’unico Paese del blocco orientale in cui il cambiamento del regime è avvenuto con violenza e in cui i leader comunisti sono stati giustiziati.

21.12.2017
21.12.2017

, 21.12.2017, 15:00

Bucarest — Nel suo messaggio in occasione del 28/o anniversario della Rivoluzione, il presidente romeno Klaus Iohannis afferma che nel 1989 i romeni hanno chiesto Abbasso il comunismo!” e questo grido si sente anche oggi, come segnale ai politici che dimostrano in questi giorni di non voler staccarsi dai malcostumi del passato”. Difendere gli ideali della Rivoluzione romena significa difendere le istituzioni dello stato di diritto, i valori della libertà e della democrazia, nonchè rispettare il cittadino”, ha scritto il capo dello stato su una rete sociale, sottolineando che le investigazioni del fascicolo della Rivoluzione vanno ultimate, e i crimini e gli abusi del dicembre 1989 puniti. Il Parlamento romeno si è riunito oggi in una seduta solenne dedicata alla Rivoluzione. Manifestazioni commemorative in onore dei martiri del dicembre 1989 si sono svolte sempre oggi a Bucarest e in altre città del Paese. Dopo quattro giorni di proteste, iniziate a Timişoara il 16 dicembre 1989, che hanno provocato decine di morti e feriti, l’esercito si è schierato con la popolazione, e i rivoluzionari hanno gettato le basi della prima piattaforma politica democratica. Avviata dall’opposizione degli abitanti di Timişoara verso una misura abusiva delle autorità locali, la Rivoluzione è subito dilagata nell’intero Paese, raggiungendo l’apice il 22 dicembre con la fuga della coppia dittatoriale Nicolae ed Elena Ceauşescu. Dal 16 al 25 dicembre, oltre 1.000 persone sono rimaste morte e quasi 3.400 ferite. La Romania è stata l’unico Paese del blocco orientale in cui il cambiamento del regime è avvenuto con violenza e in cui i leader comunisti sono stati giustiziati.



Bucarest — Via libera dal Senato di Bucarest, come camera decisionale, al ddl che modifica la legge sull’organizzazione e il funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Era l’ultima normativa del pacchetto di tre leggi sulla giustizia sulla quale i senatori dovevano ancora pronunciarsi, dopo quelle relative all’organizzazione giudiziaria e allo Statuto dei magistrati. Sempre giovedì, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia ha deciso di segnalare alla Corte Costituzionale alcuni articoli modificati dal Parlamento relativi allo Statuto dei Magistrati. Le modifiche che la maggioranza PSD-ALDE ha voluto apportare a queste leggi sono contestate con veemenza dall’opposizione politica di destra e da una parte dell’opinione pubblica. Inoltre, centinaia di magistrati sono usciti davanti ai tribunali di Bucarest e di altre città del Paese, per protestare contro questo processo che ritengono non trasparente.



Bucarest — Le ambasciate in Romania di più Paesi dell’UE hanno esortato tutte le parti coinvolte nel processo di riforma della Giustizia a evitare qualsiasi azione che potrebbe portare all’indebolimento dell’indipendenza del sistema giudiziario e della lotta alla corruzione. Nella loro lettera aperta, le missioni diplomatiche del Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda e Svezia segnalano i rischi rappresentati dalle modifiche apportate alle leggi sulla Giustizia. Ammettiamo che la Romania ha fatto, nell’ultimo decennio, progressi significativi nel costruire un percorso e applicare riforme credibili nel campo della Giustizia. Tuttavia, siamo convinti che le leggi adottate di recente per quanto riguarda la riforma della Giustizia, nella loro forma attuale, nonché i recenti emendamenti proposti al Codice Penale e di Procedura Penale, rischiano di mettere in pericolo questi progressi, si precisa nella lettera aperta.



Bucarest — La plenaria del Parlamento di Bucarest si pronuncerà venerdì sulla bozza della Finanziaria per il 2018 e su quella della previdenza sociale. I budget stanziati ad alcune delle più importanti istituzioni sono passati quasi senza alcuna modifica rispetto alla variante proposta dal governo, dal momento che gli emendamenti inoltrati dall’opposizione sono stati bocciati dalla maggioranza. La Finanziaria si basa su una crescita economica del 5,5%, un tasso di cambio medio di 4,55 lei per un euro, un reddito medio mensile di 2.614 lei (565 euro) e un deficit di bilancio stimato al 2,97% del PIL. Nel 2018, le priorità sono la sanità, l’istruzione e l’infrastruttura. L’opposizione parlamentare di destra ha criticato le misure della coalizione governativa PSD-ALDE, valutando la costruzione del bilancio come rischiosa, in grado di aumentare il debito pubblico.

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